“Creativity, not money is used to solve problems”
Parole e musica di Robert Rodriguez.
Si potrebbe riassumere in questa citazione il pensiero di un filmmaker che ha fatto della provocazione e dell’esagerazione due dei suoi tratti distintivi, che ha saputo scegliere sempre da che parte stare e che sembra aver deciso come per una scelta etica di non tradire mai le sue origini.
Il suo amore per il cinema, per il Messico e per la musica traspare da ogni sua opera ed il suo essere creativo a qualunque costo lo tratteggia, al pari dell’amico Quentin Tarantino, quasi come un personaggio dei fumetti o come uno dei tanti antieroi che popolano i suoi film.
La versatilità dimostrata negli anni, la sua capacità tecnica su più fronti e la geniale follia che pervade la sua filmografia ne fanno uno degli artisti in attività più importanti e, probabilmente, sottovalutati dell’intera industria cinematografica.
Straniero in terra straniera
Robert Rodriguez nasce a San Antonio, in Texas, da genitori di origine messicana e sviluppa la sua passione per la cinematografia già da teenager, prima di iscriversi all’università e cominciare la sua difficile scalata artistica.
E difficile potrebbe essere considerato soltanto un eufemismo, visto che parte del budget del suo primo film deriverebbe dal suo lavoro come cavia e che il suo primo “impiego” come regista per le partite di football del suo liceo fu un fallimento a causa dello stile “estroverso” con cui aveva deciso di filmare la sua prima opera commissionata.
Anche nelle difficoltà e nei fallimenti però si distingue la personalità di un artista deciso a lottare per raggiungere i propri obiettivi e raramente disposto a mettere da parte le proprie idee e il proprio estro in cambio di qualcosa.
Il successo in vari festival del corto “Bedhead” aprirà le porte a “El Mariachi”, il suo primo lungometraggio, acclamato dalla critica e dal pubblico nonostante il budget ridicolo di soli settemila dollari, e primo capitolo della “Trilogia del Messico” di cui faranno parte “Desperado” e “C’era una volta in Messico”.
L’idea di girare un film con un costo tanto ridotto e ancora di più la capacità di portarlo a termine e di farne qualcosa di riuscito saranno frutto dell’applicazione e dello studio di Rodriguez, capace di prendere parte praticamente a tutto il processo realizzativo e consapevole da sempre di come la creatività non possa fare a meno di abilità tecniche in grado di renderla autonoma.
E proprio la sua attitudine a “one-man film crew” lo porterà a prendersi cura personalmente di tutti gli aspetti tecnici in molti dei suoi film, vedendolo impegnato più volte nel ruolo di sceneggiatore, montatore, compositore, direttore della fotografia, supervisore degli effetti speciali e operatore di camera, rendendo ogni sua opera qualcosa di estremamente personale e permettendogli la libertà creativa da sempre ricercata ed ambita.
Fantasia al potere
Alla base del lavoro di Robert Rodriguez sembra esserci l’idea del divertirsi: le scene d’azione quasi coreografate, i tanti esperimenti tecnici che trovano spazio nei suoi film e ancora di più gli assurdi personaggi e le stravaganti idee su cui si basano le sue opere, raccontano di un bambino un po’ cresciuto in altezza e con la capacità, i mezzi e la coerenza per mettere insieme le sue più assurde fantasie.
In tal senso non è un caso, probabilmente, che accanto ad opere estremamente violente e grottesche, facciano parte della sua filmografia dei prodotti studiati e realizzati appositamente per i ragazzi (la serie di “Spy Kids“), come a mostrare una doppia faccia tanto inusuale quanto caratteristica di una creatività pura ed intelligente ed una versatilità di pensiero difficile da non ammirare.
Questa dualità è riscontrabile anche a livello tecnico e narrativo all’interno di uno stesso film ed in diverse forme come in “Sin City“, dove la violenza e lo splatter vengono inquadrati in una fotografia patinata e dal forte impatto, o come in “Machete” e nel suo sequel “Machete Kills“, dove le assurdità del racconto si uniscono ad una critica politica efficace e spietata.
Il cinema di Rodriguez è fatto di estremi che si contrappongono, di battute da fumetto, musiche da ballata e di una regia e un montaggio veloci e senza compromessi.
L’ultraviolenza e il fascino per il sangue e per le esplosioni sono perfetti per i suoi personaggi brutti, sporchi e cattivi, sempre in fuga da qualcosa e sempre pronti a tutto.
L’horror, la fantascienza e una passione estrema per il gore e per l’assurdo sono temi caratterizzanti che si ripetono e si fondono in uno stile personale capace di cambiare registro anche all’interno dello stesso lavoro e di raccontare più storie nella stessa pellicola come accade in “Dal tramonto all’alba” o di spiazzare efficacemente grazie ad una macabra comicità (l’episodio “I maleducati” contenuto in “Four Rooms“).
La propensione all’esagerazione ha portato il regista americano a creare personaggi, situazioni, ambientazioni ed armi tanto assurdi da diventare iconici ed entrare nell’immaginario collettivo: Sex Machine e la sua pistola, il Titty Twister, Machete, il lanciafiamme di “C’era una volta in Messico” sono soltanto alcuni esempi di una creatività esplosiva che ha permesso non di rado all’inverosimile di prendere il sopravvento senza per questo scadere nel ridicolo, portando lo spettatore in un mondo tanto estremo quanto bizzarro e contribuendo a rendere uniche le opere di Rodriguez.
Di amicizie, collaborazioni ed esperimenti
L’amicizia che lega Tarantino a Rodriguez è cosa nota e ha portato i due a collaborare più volte e sotto diverse forme già dall’inizio delle loro rispettive carriere.
Dopo aver partecipato al film ad episodi “Four Rooms”, Rodriguez dirige il film scritto da Tarantino “Dal tramonto all’alba”, nel quale il regista di “Pulp Fiction” figura anche come attore.
In seguito Rodriguez contribuirà alla produzione della colonna sonora di “Kill Bill Vol. II” in cambio di un dollaro di compenso e sarà ricambiato dal compagno di avventura quando quest’ultimo dirigerà una scena di “Sin City” per la stessa somma simbolica.
Nel 2007 i due danno vita al progetto “Grindhouse” nel quale si pongono l’obiettivo di citare e ricreare l’esperienza cinematografica del Cinema d’exploitation che veniva proposto in spettacoli fatti di due film differenti: “Death Proof” di Tarantino e “Planet Terror” di Rodriguez compongono il dittico reso sporco, rovinato e dall’apparenza volutamente scadente, intervallati da finti trailer commissionati anche ad altri amici registi (da quello creato da Rodriguez nascerà l’idea che porterà alla produzione di “Machete”).
La capacità e la necessità di sperimentare del regista texano guadagneranno altro spazio nell’utilizzo del 3D, già nel lontano 2003, per “Spy Kids 3-D: Game Over”, e nella fantastica trasposizione del fumetto di Frank Miller “Sin City” e del seguito “Sin City: A Dame to Kill For” in cui il bianco e nero viene spezzato da pochi particolari evidenziati in colori brillanti.
La fotografia, sempre curata, si adatta ad ogni film a seconda del bisogno, dell’idea che deve essere portata sullo schermo, dell’ambientazione, a ennesima dimostrazione dell’estrema cura e della grande passione dedicate ad ogni opera.
Oltre alla numerose collaborazioni con l’amico di sempre, Rodriguez ha dimostrato quasi un’ossessione per alcuni attori con cui ha lavorato in più occasioni e che in alcuni casi ha contribuito a lanciare nel mondo del Cinema: Danny Trejo, Antonio Banderas, Salma Hayek e Daryl Sabara sono soltanto alcuni dei nomi ricorrenti nelle opere di un regista che ha saputo tirare fuori il meglio da loro, promettendo divertimento e serenità sui propri set, liberi dal controllo tipico delle produzioni di Hollywood.
Robert Rodriguez aka “Fun Machine”
Ogni film di Robert Rodriguez è una bomba Molotov pronta ad esplodere e ad infiammare lo schermo con la sua autoironia, con un ritmo incalzante e con le assurde trovate di un autore che prima di tutto si diverte e sa divertire.
La sua capacità di non prendersi troppo sul serio e di costruire mondi coerenti nelle proprie specificità sono strumenti fondamentali nelle mani di un artista che sa trarre il massimo dalla propria creatività e dalla propria fantasia, riuscendo a trasformarle in qualcosa di concreto, in maniera personale e tecnica: lo studio necessario a padroneggiare tutti gli strumenti del Cinema ne hanno fatto un filmmaker indipendente, che non ha bisogno di spiegare le proprie idee se non attraverso il suo mezzo preferito.
Perché se è vero che con un budget più importante le esplosioni possono essere più grandi, è certamente anche vero che senza la giusta creatività e senza l’abilità nell’incanalarla e tramutarla in qualcosa di tangibile, il risultato sarà sempre poco soddisfacente e privo di anima.
Rodriguez riesce ad essere intelligente e frivolo, divertente e cattivo, spietato e poetico e l’unica cosa di cui si possa esser certi all’inizio di ogni suo film è del sorriso ebete e soddisfatto che si avrà una volta lasciata la sala.
[…] City: Robert Rodriguez (aiutato dall’autore del fumetto Frank Miller e dal partner in crime Tarantino) e una serie di […]
[…] City: Robert Rodriguez (aiutato dall’autore del fumetto Frank Miller e dal partner in crime Tarantino) e una serie di […]