Regia: Paul W. S. Anderson
Cast: Robin Shou, Cary-Hiroyuki Tagawa, Christopher Lambert, Linden Ashby, Bridgette Wilson, Talisa Soto
“Mortal kombat” è scritto male ed è infarcito di effetti speciali ormai quantomeno datati. Detto questo, la sua recensione merita, a mio avviso, un posto tra le memorie del sottosuolo, e ne continuo a consigliare la visione, soprattutto se si è fan del videogioco originale.
Tratto dalla serie di picchiaduro creata dalla Midway games, il film di Paul W. S. Anderson racconta le gesta di una serie di combattenti impegnati in un torneo di arti marziali con cui si decide il destino del mondo, che è brama di conquista di Shao Khan, dello stregone al suo servizio Shang Tsung (Cary-Hiroyuki Tagawa) e del loro esercito di guerrieri.
Nonostante una trama raccontata in maniera frettolosa e spiegata allo spettatore più che raccontata e una scenografia a metà strada tra l’evocativo e lo scadente, l’opera del regista inglese è riuscita a guadagnare un posto speciale nei cuori degli appassionati del genere e del videogioco.
In particolare le atmosfere oscure di cui è impregnata l’intera pellicola, la colonna sonora godibilissima (indimenticabile il tema principale) e le scene di combattimento ben realizzate riescono a fare da contraltare alle pecche di un film che diverte e non ha paura di osare, soprattutto dal punto di vista della regia.
L’impressione è di trovarsi di fronte al perfetto collegamento tra i film di arti marziali cinesi e le produzioni hollywoodiane di action movie, anche per il riuscito connubio tra ironia e azione che si fa apprezzare sin dalle prime scene. Il personaggio di Jhonny Cage(Linden Ashby), in tal senso, appare significativamente riuscito e ben caratterizzato e sono certamente sue le battute più riuscite e memorabili.
Come detto, gran merito del successo del lungometraggio è da attribuire alla capacità del regista di rendere credibili scene di lotta dinamiche ed intense, che sembrano quasi portare alla realtà i personaggi del videogame e le loro abilità sovrannaturali e alla scelta di non snaturare l’idea e l’atmosfera originali del videogioco, che aveva avuto il coraggio di rischiare, presentando un mondo tetro ed estremamente violento, poco consono all’industria videoludica del tempo.
Quello di Anderson non è certo un film per palati raffinati e di sicuro non è esente da errori e mancanze, ma riesce a dimostrare l’importanza del riuscire a non prendersi troppo sul serio e ancora di più quella ricoperta dal carisma di personaggi capaci di entrare nell’immaginario collettivo.
“Mortal kombat” è un film che nonostante la scrittura frettolosa e raffazzonata ha il grande pregio di tenere da conto il suo pubblico di riferimento e di essere stato tra gli apripista della fusione e della conversione tra l’industria dei videogiochi e quella cinematografica.
In attesa del nuovo adattamento, non resta altro da fare che fomentarsi all’inverosimile gustando le acrobazie di Liu kang, Scorpion e Reptile, magari urlando come dei folli all’attacco della canzone principale.
Voto: 6.5
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