Regia: Mike Marvin

Cast: Charlie Sheen, Nick Cassavetes, Sherilyn Fenn, Randy Quaid

Corse clandestine, auto modificate, bande di giovani delinquenti, un ragazzo assassinato e un essere misterioso che prende vita da un fulmine globulare per porre fine alle malefatte della banda del luogo grazie alla sua fuoriserie irraggiungibile.

Gli ingredienti messi insieme per realizzare “Il replicante” farebbero gola a qualsiasi degenerato fan dei più beceri b-movie.

Se ci si aggiunge un cast di di ragazzini figli d’arte capaci poi di riscuotere un grande successo nel corso della propria carriera, il risultato non può essere che esaltante.

Mike Marvin sceneggia e dirige un action-sci-fi dal budget ridotto, ambientato nel deserto dell’Arizona e che anticipa i blockbuster sulle corse di strada prendendo spunto dai classici western e horror del cinema indipendente.

L’arrivo di Jake Kesey (Charlie Sheen) nella piccola cittadina di Brooks coincide con l’inizio di una serie di omicidi perpetrati sulle strade dal misterioso pilota di una sfrecciante auto nera. Keri Johnson (una giovane e bellissima Sherilyn Fenn), tormentata dal violento e temuto Packard (Nick Cassavetes) instaura da subito un feeling amoroso con il nuovo arrivato, scatenando le ire del suo spasimante.

Packard ha però altro a cui pensare: è la sua banda, infatti ad essere presa di mira dal velocissimo  e misterioso pilota assassino.

Nonostante la trama risulti prevedibile e poco articolata, i 93 minuti della pellicola scorrono amabilmente grazie alle ottime sequenze che riguardano le corse e gli spettacolari incidenti (una delle quali ha causato durante il primo giorno di ripresa la morte di un cameraman e il grave infortunio di un altro), che riescono a rendere bene l’idea di velocità e ad una colonna sonora azzeccata e roboante.

Gli effetti speciali, sebbene rudimentali, non sono di basso livello per l’epoca in cui sono stati realizzati, mentre alcune scelte di scrittura e realizzazione alzano con forza l’asticella del trash del film: in particolare risulta quasi involontariamente esilarante la comparsa improvvisa di auto della polizia che sembrerebbero quasi nascoste da cespugli, ai bordi della strada. 

“Il replicante”, in conclusione, intrattiene e propone spunti interessanti tenendo presenti le ambizioni non eccessive di un’opera realizzata in tempi brevissimi ed a cui è stato dedicato un capitale economico decisamente ridotto per il genere e le tecnologie dell’epoca.

Personalmente, lo guardo e riguardo da anni, e sempre volentieri.

Voto: B+