Regia: Aaron Sorkin
Cast: Sacha Baron Cohen, Yahya Abdul- Mateen II, Joseph Gordon-Levitt, Frank Langella, Eddie Redmayne
“Il processo ai Chicago 7”, scritto e diretto da Aaron Sorkin, arriva alla distribuzione, dopo un lunghissimo periodo di ideazione e produzione, nell’anno in cui un nuovo movimento di protesta è esploso nelle strade d’America, facendo riecheggiare, con tutte le differenze del caso, la voce di chi avesse avuto il coraggio e la forza di ribellarsi al potere costituito e ad un certo tipo di scelte politiche.
Il movimento pacifista della fine degli anni ’60 del Millenovecento, visto a distanza di oltre mezzo secolo, può essere segnato come un crocevia fondamentale nella costruzione di un processo di consapevolezza sociale tanto inevitabile quanto difficile da realizzare.
Il film, candidato a 6 Oscar (tra cui quello a miglior film), sfiora soltanto i temi della protesta per soffermarsi sul racconto impietoso di un processo penale controverso, passato alla storia per il comportamento del giudice Julius Hoffman (Frank Langella) e per la sentenza, ribaltata in appello e raccontata in termini non edificanti da numerosi prodotti culturali degli anni seguenti.
Sorkin ricostruisce le vicende che hanno portato davanti alla corte i sette più uno di Chicago, aggiungendo filmati di repertorio dei veri scontri e ambientando gran parte dell’intera narrazione nell’aula del tribunale protagonista dell’annosa vicenda.
Il racconto dei fatti gudagna il proscenio sugli aspetti tecnici dell’opera, mettendo in risalto l’ottima prova del cast ed in particolare di Sacha Baron Cohen nella parte di Abbie Hoffman e delineando, almeno superficialmente, la psicologia e le attitudini dei protagonisti chiamato a ricordare.
Nonostante i temi complicati e l’indignante storia narrata, il taglio registico e la verve dei personaggi raccontati riescono a rendere il tutto scorrevole e a tratti persino a strappare un sorriso, sebbene amaro, senza togliere nulla alla gravità dei fatti raccontati e senza distogliere l’attenzione dello spettatore più attento sulle finalità della narrazione.
Anche i momenti più drammatici della vicenda, infatti, riescono a colpire nel segno per la forza ed il coraggio con cui sono rappresentati.
La colonna sonora, i frequenti flashback e la potenza di alcune scene segnano il tempo al pari di un metronomo nonostante l’assenza di colpi di scena rilevanti e il fatto che la posizione della sceneggiatura sia chiara sin dall’inizio.
“Il processo ai Chicago7” è un film di grande attualità, che fa luce sugli strumenti di repressione che possono essere messi in atto prima della nascita di un movimento, durante l’attuazione della ribellione e una volta che i fatti si siano conclusi: le restrizioni a cui furono costretti i manifestanti, la reticenza delle istituzioni nel supportare la loro presenza nel modo più razionale possibile e i metodi della polizia chiamata a fronteggiarli sono una parte integrante di un’esposizione che pare voler evidenziare le similitudini con quello che è accaduto negli anni successivi, a latitudini e longitudini differenti, agli altri gruppi di ribellione che si sono succeduti (l’istituzione di una arbitraria zona rossa, le provocazioni delle istituzioni e la violenza e l’impreparazione della polizia a Genova nel 2001 tornano immediatamente alla mente) e che hanno subito un destino simile a quello “guidato” dai Chicago 7.
Una pellicola che andrebbe vista e studiata con attenzione, per scoprire (o riscoprire) personaggi ormai quasi dimenticati e per riflettere sugli scopi e sulle armi del potere costituito, da sempre poco incline a farsi mettere in discussione.
In segno di rispetto ci alziamo, dunque, di fronte all’opera di Sorkin, allo stesso tempo dilettevole e coraggiosa.
Voto: 7.5/10