Regia: Anthony C. Ferrante
Cast: Ian Ziering, Tara Reid, Jason Simmons, Cassie Scerbo
SyFy, insieme alla controversa casa di produzione Asylum, presenta nel 2013 quello che a posteriori potrebbe essere considerato come uno dei prodotti di punta della stessa Asylum quando insieme distribuiscono “Sharknado”, disaster movie di serie b diretto da Anthony C. Ferrante e con un cast all’apparenza di buon livello, almeno per la categoria.
La trama, assurda e surreale, ruota attorno al tentativo, da parte di un gruppo di abitanti di Los Angeles, di sopravvivere ad una serie di tornado capaci di portare all’interno dei propri vortici un numero incredibile di squali che causerà morte e distruzione nella città degli angeli.
Come per un’evoluzione perversa e discutibile, il filone di opere dedicato ai disastri naturali, si riscopre in un film diventato virale sulla Rete, conosciutissimo ed apprezzato dalla fetta di pubblico che ha saputo prenderlo per quello che sia.
Perché “Sharknado” ha un solo pregio, quello di riuscire a non prendersi troppo sul serio, o almeno questa è l’impressione, o forse la speranza, che pervade nel vederlo.
A prescindere dalla trama, che per forza di cose si decide di accettare, che tenta di mischiare le idee già viste nei film di zombie e nei blockbuster che trattino di fantascientifici disastri, il lavoro di Ferrante non brilla certo per realizzazione tecnica o per scrittura e riesce ad avere come unico punto d’interesse l’assurdità stessa dell’idea narrata.
La fotografia e la regia sono di dubbia qualità, mentre gli effetti speciali risultano artificiosi e decisamente non all’altezza dei concorrenti colossali a cui “Sharknado” vorrebbe fare il verso.
La performance del cast, resa di sicuro complicata dalla banalità delle battute, è approssimativa e scadente e sarebbe stata più adatta ad una telenovela o ad una sitcom.
I momenti comici e poco plausibili sono numerosi e, anche se non sempre sembrerebbero voluti e studiati in senso autoironico, rendono più semplice la visione fino alla fine di un film che non riesce ad avere piglio neanche nei momenti di tensione e risulta sempre scontato e prevedibile.
Il successo inaspettato del lavoro di Ferrante gli ha consegnato ben 5 sequel, ergendo la serie a vero e proprio fenomeno di culto e aprendo, a modo suo, nuove porte per le piccole produzioni indipendenti e dal carattere assurdo o parodistico.
In un panorama di piccoli, medi e grandi prodotti di qualità sicuramente più alta, “Sharknado” è riuscito a costruirsi un pubblico di riferimento grazie ad una campagna di marketing azzeccata, alle esagerazioni portate sullo schermo e allo strano potere della Rete, capace di catalizzare attenzioni e di fare dell’idea di meme un rivoluzionario fenomeno culturale.
“Sharknado” è deludente sotto tutti i punti di vista e godibile soltanto se visto con le giuste aspettative, prendendo la decisione consapevole di sprecare un’ora e mezza della propria esistenza.
Voto: B-