Ci sono parole capaci di mettere in soggezione e far sentire disagio e distanza a prescindere dal contesto.

Quando si usa il pronome “loro” si intende creare una separazione, una distinzione precisa tra due gruppi, un allontanamento preciso.

Questa l’idea alla base dell’opera di Little Marvin, creatore della serie “Them”, prodotta e distribuita da Amazon e decisa a raccontare gli orrori americani attraverso la paura del diverso.

Them è un tuffo in una società terrorizzante

La prima stagione di “Them” è ambientata negli anni ’50 e racconta la storia di una famiglia afroamericana che dalla Carolina del Nord si trasferisce, in seguito a una tragedia, a East Compton, quartiere di Los Angeles che, all’epoca dei fatti, era abitato esclusivamente da bianchi.

I primi dieci giorni dal trasferimento vengono raccontati dai dieci episodi della stagione iniziale, autoconclusiva, trattando temi diversi e sempre attuali senza lesinare sulle atmosfere horror che caratterizzano la serie.

La trama, sebbene molto lineare, si prefigge di affrontare diverse problematiche sociali e risulta essere più profonda e complessa di quanto non voglia apparire nei primi episodi.

Si parla palesemente di razzismo, mostrando senza fronzoli un’America della metà del secolo scorso ancora fortemente disgregata e lontana da ogni forma di integrazione razziale, ma, mano a mano che si entra nella vicenda, acquisiscono sempre più rilevanza i temi della salute mentale (intuibile anche dall’immagine del poster promozionale) e della pericolosità del branco e le risposte inadeguate di una società ancora fortemente impreparata in tal senso.

In particolare, viene esplorata l’emarginazione di chi si senta differente e le difficoltà nell’accettare un disagio psicologico che spesso è sintomo e causa di altri turbamenti sociali, in una spirale perversa dai toni angoscianti.

È un orrore sociale, quello raccontato da “Them”, tanto mostruoso quanto quello soprannaturale con cui si confonde: solitudine, impotenza e paura dell’altro somigliano sinistramente a mostri di cui diventa difficile liberarsi e che diventano metafore perfette di qualcosa da cui sembra preferibile fuggire e contro cui ogni velleità di combattere sembra una sconfitta a priori.

“Them” riesce a trasmettere appieno il senso di paura e frustrazione dei protagonisti costruendo un racconto che è a tutti gli effetti un horror fatto di suspense, jumpscare e tensione e riesce a tenere incollati allo schermo senza cali di livello, mantenendo un ritmo adeguato alla narrazione e farcendola di personaggi e vicende secondarie, che, sebbene non possano essere sempre approfonditi, danno un’idea del peso specifico del prodotto.

Them
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Tecnica, narrazione e messaggio in una serie tutt’altro che banale

Il cast appare azzeccato e ben amalgamato (in particolare risalta la bravura di Ashley Thomas e la sua capacità di modificare la propria mimica del corpo nei momenti di maggiore tensione) e i costumi e la fotografia sembrano riportare indietro nel tempo, aiutati da una regia fatta di richiami e da una colonna sonora assolutamente azzeccata e che sa diventare protagonista come da tradizione dei grandi horror.

In attesa di una già annunciata seconda stagione che presenterà nuovi personaggi e una nuova storia dell’orrore americano, non si può che fare un plauso e apprezzare una produzione ambiziosa, coraggiosa e ben riuscita, in grado di portare sul piccolo schermo un horror maturo, divertente e quasi mai banale, sulla scia di quel Jordan Peele che potrebbe aver segnato la strada per prodotti di tale caratura e impatto.

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