Viviamo tempi estremamente difficili e complicati. La rete Internet e tutte le possibilità connesse alle interazioni online si sono sovrapposte a tutte quelle problematiche sociali e politiche legate alla globalizzazione, alla crisi delle identità nazionali e culturali e alla conseguente esplosione di nazionalismi e identitarismi, creando mostri che nessuno scrittore di fantascienza avrebbe potuto immaginare fino a una quindicina d’anni fa, prima dell’avvento dei social network.
Per inquadrare The Hater, film polacco del 2020 del regista Jan Komasa, bisogna partire dai presupposti sui quali è costruito così da poterne considerare il potente messaggio di forte attualità di cui è impregnato.
Un ragazzo solo e arrabbiato e senza scrupoli
Tomasz è un ragazzo di campagna trasferitosi a Varsavia per studiare legge che viene espulso dalla facoltà per un plagio perpetrato durante un esame ma deciso a rimanere nella capitale polacca per soddisfare un suo bisogno di realizzazione e redenzione che si porta dentro da sempre.
L’infatuazione per la figlia più giovane della coppia che gli ha finanziato gli studi e il celato disprezzo che la famiglia in questione prova per lui rappresentano la molla di un vortice in cui il subdolo e ingannevole Tomasz si infila entrando a far parte di una compagnia di pubbliche relazioni che, proprio come lui, sembra disposta a usare qualsiasi mezzo per poter arrivare ai propri scopi.
A quel punto la politica si incontrerà con il bisogno di rivalsa e con le infinite possibilità della rete in un thriller che mette la preda di fronte all’opportunità di essere il ragno che intesse la tela.
The Hater è un film figlio dei nostri tempi
Il film di Kosama deve tantissimo alla vicenda che viene raccontata, alle nuove paure legate all’uso della tecnologia e al retaggio culturale post-sovietivo della Polonia che, da anni, vive lotte sociali intestine dovute all’ascesa di un’ideologia nazionalista e di stampo fascistoide.
La tensione costruita e mantenuta per tutta la durata dell’opera è frutto di una narrazione ben strutturata intorno al personaggio principale e di una caratterizzazione dello stesso che riesce a mettere a disagio e a costruire un antieroe con cui è davvero difficile empatizzare.
Il suo malcelato senso di inferiorità e la sua personalità, dai tratti psicopatici e paranoidi, rappresentano la miccia capace di innescare il caos e di portare devastazione personale e sociale.
È bravissimo, in questo senso, l’attore Maciej Musiałowski a interpretare un protagonista freddo e indifferente a tutto, distrutto da una sorta di depressione e da un isolamento che si autoalimentano attraverso le sue scelte e le sue azioni e che lo conducono sempre più nelle profondità di un viaggio che sembra non avere fine o freni, una volta cominciato.
Il pericolo legato alle cosiddette fabbriche dei troll, vero tema portante della vicenda, viene esplicitato nella capacità di un solo ragazzo di aizzare le folle e provocare qualsiasi tipo di reazione utilizzando la forza dei social, depersonalizzanti e in grado di amplificare la percezione di un dato evento anche in maniera artificiosa e del tutto ingannevole.
La regia, asciutta e distaccata diviene una parte fondamentale del racconto, così come le musiche evocative che riescono a far presagire il peggio e a mettere lo spettatore sempre a disagio.
Un thriller ansiogeno e diverso dal solito
In conclusione, The Hater è un film che sa essere disturbante ed estremamente attuale nella sua rappresentazione della realtà sociale che stiamo vivendo e costruendo, mettendo insieme i pericoli legati all’uso della rete e alla forza persuasiva che ogni giorno viene messa in atto per gli scopi più diversi.
Persino il finale, in qualche modo lieto per il protagonista, sa essere amaro e per il pubblico e per lo stesso personaggio, consapevole che parte di quello che verrà non sarà nient’altro che il frutto di una manipolazione, più o meno volontaria, della realtà.
Voto The Hater: 7/10