Midnight Mass racconta di un’isoletta in mezzo al mare lontana dal continente statunitense, del ritorno a casa dopo anni di prigione di un uomo che da ubriaco si è reso colpevole di un incidente stradale causando la morte di una ragazza e dell’arrivo di un nuovo sacerdote chiamato a sostituire quello che tutti hanno amato su quel lembo di terra fatto di pescatori e credenti.
Queste le premesse per la serie scritta e diretta da Mike Flanagan che in sette episodi racconta la sua storia attraverso una narrazione che ricorda il miglior King e che regala speranze ai fan di un genere troppo spesso bistrattato dagli stessi autori che cercano di cavalcarne l’onda.
Questo non si può certo imputare a Flanagan, la cui passione è evidente in ogni fotogramma di Midnight Mass e le cui abilità sono una delizia di tecnica e stile messe al servizio dell’amore per l’horror.
Un arrivo, un ritorno e il mistero della fede
Riley Flynn torna nella sua cittadina natale, sull’isola di Crockett Island dopo aver passato anni in prigione e proprio nello stesso giorno in cui un nuovo sacerdote prende il posto dell’anziano religioso che da anni si prendeva cura delle anime cristiane della comunità.
Gli eventi straordinari che cominceranno ad accadere sull’isoletta scaturiranno in un’isteria religiosa guidata dall’influente e fervente credente Bev e impossibile da spegnere anche una volta che la vera natura delle forze sovrannaturali al lavoro sull’isola sarà svelata.
Il racconto di una follia crescente e inarrestabile
La storia raccontata in Midnight Mass è quella di una follia collettiva che cresce in modo lento e inesorabile fino a diventare inarrestabile nel suo divorare qualsiasi lumicino di razionalità, ricordando, in tal senso, uno dei romanzi fondamentali della bibliografia di Stephen King come Cose Preziose e insieme a quello, tanti altri lavori dell’autore di Portland, da sempre attento nel descrivere il montare delle pazzie collettive all’interno di comunità piccole e chiuse come quella della miniserie di Mike Flanagan.
I personaggi, quasi sempre ambivalenti agli occhi dello spettatore, sono un piacere di rotondità morale pur essendo soltanto secondari rispetto al racconto di questa escrescenza fatta di fede che li assorbe e ne sconvolge le vite.
L’elemento soprannaturale è raccontato in modo originale, sfruttando i pensieri distorti di chi decide di non affidarsi alla ragione quanto alle scritture, interpretandole a seconda della situazione e trovando in esse sempre la risposta più utile e al momento giusto.
Midnight Mass somiglia, proprio grazie a questo espediente ottimamente strutturato, una sorta di horror degli equivoci, in grado di confondere lo spettatore e di muovere i protagonisti in modo inatteso e inspiegabile se non attraverso l’idea che gli stessi cominciano a farsi degli eventi.
Proprio in questo sembra stare la grande riflessione dietro Midnight Mass: nella capacità, cioè, di chi fa della religione una verità dogmatica, di scoprire un piano più alto di fronte a qualsiasi evento e di abbandonarcisi senza riflettere, alla prima spintarella autoritaria a guidare in quella direzione. I ritmi dati alla narrazione e alla regia sono straordinari nel coinvolgere il pubblico e nel portarlo alla pirotecnica conclusione del tutto, quando ogni maschera cade improvvisamente, così come eccellente è la colonna sonora che accentua l’idea dell’opprimente velo che lentamente cala sulla comunità di Crockett Island.
I tantissimi temi secondari e quasi lasciati là da Flanagan sono lo specchio della cura nei dettagli che l’autore ha riservato a questo suo piccolo gioiello dell’orrore seriale, impreziosito da ottime performance attoriali e da scenografie e costumi in grado di raccontare il mondo dei personaggi.
Midnight Mass gioca con lo spettatore senza mai barare
Midnight Mass è una miniserie da non perdere nello sconfinato catalogo di Netflix: uno show in cui l’horror si mescola a una riflessione sugli argomenti portanti della religione quali la colpa, l’espiazione e il timore della morte riuscendo a intrattenere e a tenere lo spettatore sempre in tensione.
Un Mike Flanagan d’annata che, anche quando non traspone King, sa riportare sullo schermo le atmosfere e i terrori tipici delle piccole società raccontate dal Re dell’horror e che non manca mai di rispetto al pubblico, mettendo su una storia in cui ogni tassello finisce per essere portante e spiegato da quello precedente.
Una messa di mezzanotte da non perdere assolutamente e a cui assistere con la giusta consapevolezza e presa di coscienza. Come sempre dovrebbe essere.
Voto Midnight Mass: 8/10
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