Jordan Peele ha dimostrato in un arco di tempo relativamente breve di essere tra i più pronti e moderni registi della sua generazione. I tre film che ha realizzato, Get Out, Us e Nope hanno esternato una maturità stilistica capace di rivitalizzare l’horror e una capacità di veicolare messaggi più o meno sottesi da narratore di grande talento.

Le tre opere presentate dal newyorkese, tutte e tre scritte e dirette personalmente, presentano caratteristiche e peculiarità diverse e rappresentano tre modi diversi di presentare il genere e di raccontare il terrore, riuscendo in tutti e tre i casi a intrattenere, spaventare e far riflettere in un modo che sembra farsi sempre meno convenzionale e diretto e riuscendo nel difficile intento di mostrare senza spiegare e di trasmettere un punto di vista senza esplicitarlo di continuo.

Da dove proviene questa grande propensione di Peele a raccontare la paura e il disagio? Cosa sarà ancora in grado di dare all’horror e in che modo potrà provare a cambiarlo e a plasmarlo per i suoi scopi? E soprattutto, quale tra le sue prime tre opere è quella meglio riuscita e che sa rimanere nella testa dello spettatore?

Jordan Peele confronto

Jordan Peele: origini, primi passi e realizzazione come filmmaker

Jordan Peele nasce a New York il 21 febbraio del 1979 e dopo gli studi si dedica al suo primo lavoro nel mondo dell’intrattenimento come comico, cominciando a lavorare per la televisione e per il cinema con parti più o meno importanti e ottenendo il successo definitivo grazie alla serie Key & Peele, portata avanti per cinque stagioni e trasmessa da Comedy Central tra il 2012 e il 2015.

Nel 2017 Peele presenta al mondo il suo primo lungometraggio come regista, Scappa – Get Out, che si dimostra un successo di critica e di pubblico impensabile e che vale al filmmaker tre nomination personali agli Oscar 2018, come miglior film, miglior regista e migliore sceneggiatura originale (oltre a quella per Daniel Kaluuya come miglior attore protagonista), e la vittoria del premio nella categoria relativa allo script.

Get Out è un film coraggioso che chiama in causa i temi del razzismo e del potere in una cornice thriller horror costruita in modo sublime e capace di tenere incollati allo schermo gli spettatori ribaltando la trama con una serie di plot twist ben congegnati e assolutamente efficaci.

L’apprezzamento riservato a Get Out apre le porte a Peele per la produzione di altre opere, con il neo-regista che decide di abbandonare la recitazione per potersi dedicare a pieno regime alla scrittura e alla regia, dichiarando durante un’intervista con la CBS di divertirsi molto di più nel ruolo del direttore d’orchestra:

“Recitare per me non è neanche minimamente divertente quanto dirigere”.

Jordan Peele Get Out

La strada a questo punto sembra in discesa, ma replicare il successo di Get Out è tutto fuorché banale e Peele, decide, con il suo secondo film, datato 2019, di sconvolgere ancora una volta tutto, portando in scena un horror psicologico molto meno esplicito del suo primo lavoro e più difficile da comprendere e apprezzare per il suo significato. Us è una rappresentazione metaforica del diverso e dell’abbandonato che lascia i brividi e suggestiona regalando scene maestose dal punto di vista della regia.

Jordan Peele Us

Nel 2022 arriva poi Nope, film che consacra definitivamente Peele come filmmaker a tutto tondo e che mette in scena una narrazione fantascientifica che ricorda Spielberg tanto per la messa in scena quanto per la trama raccontata e che si fa ancora più criptica per quanto riguardi il messaggio che vuole veicolare. Nope è meno intenso di Us e meno diretto di Get Out, ma si mostra splendido dal punto di vista tecnico, esplicitando, se mai ce ne fosse bisogno, tanto la passione incredibile per il genere e più in assoluto per il cinema del regista, quanto le sue incredibili potenzialità e qualità tecniche

Jordan Peele Nope
Get Out vs Us vs Nope

Get Out vs Us vs Nope

Non è nostra intenzione mettere in classifica in film di Jordan Peele, quanto piuttosto cercare di metterli a confronto per evidenziare le caratteristiche che hanno in comune e, soprattutto, le differenze dal punto di vista del registro stilistico, dell’atmosfera, del richiamo del messaggio e dell’aspetto squisitamente tecnico.

Li paragoneremo, quindi, su questi quattro elementi per poi definirli meglio da un punto di vista più ampio e generale cercando di esplorarne i punti forti prima ancora che i punti deboli per scoprire quello che Jordan Peele ha già dato al cinema e quello che potrà dare nel corso di una carriera che è ancora acerba e alle fasi iniziali.

Registro stilistico

Partendo dal primo punto, il registro stilistico dei tre film, Get Out appare il più classico e meno originale dei tre: l’idea di base è quella di una commedia romantica che si trasforma in thriller horror, come spesso si è già visto nel genere. La cosa funziona e anche piuttosto bene, anche grazie alla bravura degli interpreti e alla capacità di declinare comicità e terrore da parte di Jordan Peele, e fa del suo prodotto d’esordio un perfetto esempio di come uno schema già conosciuto possa essere ancora efficace quanto scritto e diretto senza alcun timore reverenziale e riempiendolo di significato.

Anche Us si rifà tantissimo agli horror del passato, mixando però nel suo svolgimento diversi sottogeneri e inserendosi in una trama più matura e meno adatta al grande pubblico anche dal punto di vista stilistico e dei richiami, meno forti rispetto al suo predecessore, dei film che hanno fatto grande il genere.

Nope, da questo punto di vista, è qualcosa di completamente differente e più complicato da analizzare. Il film è quasi una ballata a metà strada tra il western, la fantascienza e l’horror e può essere avvicinata alle opere di Spielberg e Villeneuve per come il racconto viene impostato e per come è trattata la messa in scena.

Atmosfera

L’atmosfera è uno dei punti cardine del genere horror, definendo il film non tanto per le situazioni che presenti, quanto piuttosto per le emozioni in grado di suscitare in quanto ad ambientazione e mood di sottofondo: in questo caso Us è assolutamente sconvolgente e capace di suggestionare e mettere in soggezione dall’inizio alla fine grazie a un misto di oscurità e bizzarrie che sanno rendere l’opera misteriosa, terribilmente inquietante e dai risvolti inattesi. L’idea di base della narrazione, già molto disturbante di suo, è avvolta da un alone di raccapricciante estraneità e da un senso di stranezza capace di mettere i brividi.

Get Out sa essere angosciante e tetro e, pur senza raggiungere i livelli di Us, fa della tensione uno dei punti forti della sua messa in scena, portando lo spettatore sempre di più dentro una narrazione opprimente e sconvolgente. Molto ben riuscita, in questo senso, la transizione di un’atmosfera ansiogena che, seppur presente dall’inizio del film, cresce e si concretizza fino alla fine del racconto.

E continuando a parlare di atmosfera, sicuramente Nope è il film dei tre che ne beneficia in maniera minore. Sebbene in alcuni momenti, come quelli relativi alla scena iniziale, Peele non manca di far sentire la sua capacità di mettere sotto pressione il suo pubblico, Nope ha un carattere che per gran parte del film appare più rilassato e meno incisivo rispetto agli altri lavori del filmmaker.

Veicolazione del messaggio

Passando al messaggio, o meglio, al modo in cui il messaggio vuole essere veicolato da parte, in questo caso, soprattutto della sceneggiatura, Get Out è il più diretto e chiaro dei tre. Nel film d’esordio di Peele non ci sono chiavi di lettura di difficile interpretazione e i riferimenti tanto ai pregiudizi quanto alle ingiustizie storiche subite dai neri sono evidenti e non necessitano di alcun ragionamento particolare.

In Us le cose si fanno più complesse e profonde: il racconto è meno esplicito e più lasciato alle sensazioni e al tono del tutto. Da questo punto di vista, anche il tema del messaggio sociale è meno specifico e in qualche modo riesce a rappresentare una sorta di plot twist che rende chiara l’idea della trama: gli abbandonati e i dimenticati sono gli stessi che vivono nei sotterranei del finale e che in qualche modo temiamo possano distruggere le nostre vite perfette e ipocritamente inconsapevoli.

Ancora più enigmatica è la critica di Nope nei confronti della spettacolarizzazione e dell’egoismo di chi sfrutta le vittime trasformandole in protagonisti per appagare un desiderio di fama e successo che si è fatto sempre più pervasivo della nostra società che sembra non interessarsi del valore di persone o animali, mettendoli su un palcoscenico, qualunque sia il prezzo. In questo caso il messaggio è molto meno esplicito, e in qualche modo, almeno all’apparenza, meno importante e centrale nella trama, riuscendo a ogni modo a farsi notare e a pesare sulla valutazione del film.

Realizzazione tecnica

Dal punto di vista tecnico è Nope a farla da padrone. L’ultimo lavoro di Peele è maestoso, sa ricordare grandi opere del passato in modo originale e personale e racconta quella che appare come una vera e propria epopea in un mondo selvaggio e sconosciuto: le ampie riprese e la fotografia sono letteralmente da lustrarsi gli occhi in un’opera da cui si può notare l’ecletticità del regista nell’affrontare qualcosa di esterno rispetto quella che è la sua comfort zone.

Us è stilisticamente un prodotto originale che finge di imitare per poi prendere una direzione tutta sua. Più sporco e meno raffinato di Nope fa della sua realizzazione tecnica una parte del messaggio e dimostra la grande capacità di Peele di prendere il genere horror e ribaltarlo a proprio piacimento.

Get Out, infine, è tecnicamente un ottimo prodotto, che però, probabilmente non riesce a stare al passo con i suoi due fratelli, con Peele che si occupa principalmente della sua storia e, probabilmente, con meno mezzi a sua disposizione. Nel computo generale del prodotto, la realizzazione tecnica risulta pulita e stupefacente, soprattutto considerando che si tratti di un esordio, ma non da lasciare a bocca aperta come capita con gli altri due lavori presi in questione, e, soprattutto, con Nope.

Abbiamo un vincitore?

È difficile tirare una linea per poter affermare con certezza e oggettività quale dei tre film di Jordan Peele sia nel complesso il più riuscito e il più convincente. Già solo questo dovrebbe dirla lunga della capacità di un regista che al suo esordio è riuscito a portarsi a casa quattro candidature agli Oscar di quella portata e che, continuando con il suo lavoro, è riuscito a mettere sulla tavola di noi appassionati altri due film il cui livello è molto simile nonostante si tratti di tre prodotti assolutamente diversi.

Chi scrive è rimasto piacevolmente sorpreso da Get Out, film horror fantastico per rimanere nei canoni di quello che ci si possa aspettare dal genere, affascinato oltremodo da Us, che rompe ogni schema e terrorizza grazie ai toni e alle atmosfere e incantato da Nope, la cui realizzazione audio-visiva è un vero e proprio omaggio al cinema.

Alla fine di tutto questo, però, non possiamo lasciarvi senza una risposta, per quanto opinabile e personale e la nostra scelta ricade su Us: il secondo film di Jordan Peele è il più crudo, macabro e angosciante dei tre e ha la straordinaria capacità di lasciare di sasso tanto dopo la prima visione quanto dopo quelle successive. Immergendosi nella narrazione di Us ci si sente davvero come Alice nella tana del Bianconiglio, ma in una versione oscura e raccapricciante.

Aspettiamo, naturalmente, il vostro parere e, ci perdonerete, con ancora più ansia il prossimo film di quel fenomeno del cinema che è Jordan Peele.