In Il Rituale quattro amici inglesi intraprendono un viaggio nella natura incontaminata della Svezia per onorare la prematura scomparsa di un membro del loro gruppo finendo per restare intrappolati in un viaggio terrificante che metterà a repentaglio la loro amicizia e le loro vite.
Queste le premesse, di certo non originalissime, dell’opera del filmmaker britannico David Bruckner, già regista di diversi segmenti in film antologici horror e che si è fatto notare, in seguito per il remake di Hellraiser e per The Night House.
Il lungometraggio, adattato dal romanzo omonimo di Adam Nevill e che per ambientazione e temi deve molto a The Blair Witch Project, vede la partecipazione di Rafe Spall, Robert James- Collier, Arsher Ali, Sam Troughton e Paul Reid ed è stato girato quasi completamente sui Carpazi rumeni, capaci di regalare scenari e scorci cinematograficamente fantastici.
Il Rituale è The Blair Witch Project che incontra Wrong Turn
In seguito alla violenta e improvvisa morte di Robert, gli amici Luke, Phil, Hutch e Dom decidono di fare trekking in Svezia come proposto dal compianto compagno. La scelta, dovuta ad un incidente, di cercare una scorciatoia per tornare indietro, si rivelerà decisiva nel peggiore dei modi, trascinando il gruppo in una spirale di mistero e terrore da cui non potranno fuggire in alcun modo e che coinvolgerà forze sconosciute agli esseri umani e pericoli più terreni, per quanto, allo stesso modo, indecifrabili, fino alle più estreme conseguenze.
Un’ottima regia e un’idea vincente al servizio di una sceneggiatura deludente
Dal punto di vista della trama e del racconto, Il Rituale è dunque una sorta di slasher soprannaturale che punta sulle atmosfere e su un paio di scelte narrative che sarebbero potute essere interessanti se sviluppate meglio.
In particolare, il rapporto tra i protagonisti e la caratterizzazione della creatura che darà loro la caccia sarebbero potuti essere sfruttati di più, approfondendo le dinamiche di un’amicizia non sempre del tutto chiara ed avulsa da incomprensioni e tensioni o marcando ancora di più sull’incredibile presenza scenica dell’essere che abita la foresta in cui i quattro finiscono per perdersi.
Perché dal punto di vista tecnico e registico il film di David Bruckner funziona molto bene grazie delle ottime scelte stilistiche ed alcune scene realizzate davvero bene anche dal punto di vista degli effetti visivi.
Un plauso, in questo senso, va sicuramente allo studio Nvizable, capace di tirare fuori il meglio dalla possibilità di rappresentare una creatura originale, seducente e che risulta terrificante e credibile tanto quando solo accennata quanto in primo piano.
Creatura che merita un discorso a parte e che sa portare su un piano di originalità e di sconosciuto lo spettatore, coinvolto in leggende e miti lontani da quelli che vengono di solito raccontati sullo schermo e che riescono, con le dovute differenze, a richiamare Lovecraft, i suoi incubi e le sue forme indecifrabili.
Anche la colonna sonora fa il suo lavoro, quasi di sottofondo e senza strafare , accompagnando lo spettatore nel labirinto di luci e grovigli paesaggistici utilizzati dal filmmaker per rappresentare, nel migliore dei modi, l’orrore vissuto dai protagonisti.
Non si può però dire lo stesso di una sceneggiatura che a tratti sembra quasi soltanto abbozzata e che risulta pigra nel costruire i momenti di raccordo e quelli legati alle dinamiche tra i personaggi, che vengono gettate addosso allo spettatore senza troppe spiegazioni e senza reali conseguenze sul prosieguo della storia.
Anche la svolta finale, per quanto stuzzicante come idea di base, perde qualsiasi importanza per la fretta e la sufficienza con cui viene presentata nonostante le possibilità che avrebbe potuto dare in termini di narrazione e profondità della storia.
Un film dalle tante potenzialità sprecate e che si accontenta di essere soltanto un horror come tanti
In definitiva, Il Rituale è un’occasione sprecata. Di certo non è un film da buttare, ma, allo stesso tempo, non riuscire a sfruttare adeguatamente una regia così interessante, degli effetti speciali così riusciti e d’impatto, un’atmosfera d’eccezione e un mostro memorabile, si dimostrano peccati incomprensibili e capaci di minare il valore complessivo dell’opera.
Ancora una volta, cercare di focalizzarsi sul realizzare un prodotto più maturo, magari un po’ più lungo o lento, avrebbe potuto fare tutta la differenza del mondo, permettendo al film di avere un carattere ben definito e che invece, purtroppo, mostra solo a tratti e con poca coerenza.
Un prodotto, quindi, che risulta essere un buon film da popcorn, adatto di sicuro a chi ami il genere e perfetto per chi adori lasciarsi andare a un certo tipo di storie, ma poco più di questo. Uno di quei lavori che sa farti balzare dalla sedia mentre ti stropicci gli occhi per poi lasciarti, inesorabilmente, con un senso amaro di delusione.
Voto: 6.5