Vampires vs. The Bronx è una riuscitissima commedia horror del 2020 che mette insieme il racconto di vampiri con quello della resistenza e dell’appartenenza in una cornice simpatica e pop che può essere apprezzata da un pubblico di ragazzini come da un’audience più matura e smaliziata.

Scritto e diretto da Oz Rodriguez, il film sa coniugare i toni satirici dell’horror scanzonato a delle serie riflessioni politiche sulla società contemporanea, sfruttando una vena citazionista intelligente e un ritmo adatto al genere e agli spettatori di riferimento.

Grazie a queste caratteristiche e alla cura con cui è stato confezionato, Vampires vs. The Bronx sa essere avvincente e divertente ricordando sempre di voler significare qualcosa senza la necessità di esplicitare troppo apertamente queste velleità politiche e sociali.

Vampires vs. the Bronx

La resistenza ai mostri comincia dai più piccoli

Un gruppo di ragazzini del Bronx si rende conto, suo malgrado, che il quartiere è vittima di un attacco da parte di un branco di vampiri decisi a trasformarlo in un enorme nido di non-morti: sfruttando l’ombrello di una compagnia immobiliare, i mostri stanno acquisendo diversi locali e interi palazzi residenziali con la promessa di rendere la zona un posto più curato e meno pericoloso.

I nostri eroi dovranno riuscire ad impedire l’invasione nonostante la diffidenza riguardo l’allarme degli adulti interpellati e della polizia, poco presente nel quartiere e quasi disinteressata alle sorti e ai timori degli abitanti dello stesso.

Dopo essersi informati sul merito ed essersi preparati alla battaglia, i giovani protagonisti si ritroveranno a fronteggiare il male per difendere il luogo in cui sono nati e cresciuti, orgogliosi di quelle strade piene di vita ed innamorati della comunità che tra quelle vie ha imparato ad occuparsi di sé stessa nonostante le mille contraddizioni.

Vampires vs. the Bronx

Una commedia horror che parla di resistenza, gentrificazione e Succhiasangue

Vampires vs. the Bronx è un prodotto assolutamente ispirato. È ispirato nella scrittura, lucida, abbastanza precisa e intelligente, è ispirato in una realizzazione ben ritmata e tecnicamente pregevole ed è ispirato nel suo nascondere un messaggio ben preciso, forte e potenzialmente divisivo in una metafora che tutti possano comprendere ed accettare.

I veri mostri da combattere, nel sottotesto del racconto distribuito da Netflix, sono la gentrificazione e l’indifferenza nei confronti di una fetta di popolazione che si sente abbandonata e che diventa sempre più consapevole di come quell’abbandono sia un mezzo per perseguire i più diversi interessi: la presunta riqualificazione di un quartiere attuata senza la dovuta attenzione al conservare lo spirito più autentico e radicato dello stesso, è, in un certo modo, paragonabile alla comparsa improvvisa di Succhiasangue, come li chiamerebbe Blade il Diurno.

Perché l’amore per il cinema e il linguaggio che si volesse usare nel film sono resi chiari dalle innumerevoli citazioni, più o meno semplici da cogliere, ad altre opere horror o a film che trattano tematiche quali il razzismo e la partecipazione sociale: in questo senso, il nome dell’azienda guidata dai vampiri, la Murnau non può che far pensare al regista dell’iconico Nosferatu il Vampiro, mentre il soprannome del protagonista, Lil Mayor non avrà lasciato indifferenti tutti quelli che abbiano visto, rivisto e amato, quel capolavoro che è Fà la Cosa Giusta.

Sulla falsariga di un altro ottimo lavoro del genere, nello specifico Attack the Block, il film di Rodriguez richiama e fa il verso ai lungometraggi degli anni ’80 pensati per i ragazzi, trasponendo il racconto della vitalità e dell’energia di eroi in erba nel contesto della società contemporanea e facendo leva su un effetto nostalgia riuscito e mai abusato.

Il comparto tecnico si avvale di una regia frizzante e capace di adattarsi ai toni che cambiano, di una fotografia adatta al mood e all’ambientazione, di effetti speciali non troppo elaborati e che risultano sempre credibili e di una colonna sonora azzeccata ed esaltata da un montaggio sonoro di altissimo livello.

Anche le interpretazioni riescono a fare la propria parte nonostante la giovane età degli attori con il casting che omaggia i fan di un certo tipo di produzione culturale della Grande Mela con la presenza di un mito dell’hip hop newyorkese come Method Man in un ruolo assolutamente inedito.

Vampires vs. the Bronx

Vampires vs. the Bronx è un’opera semplice e complessa allo stesso tempo

Vampires vs. the Bronx è uno di quei film capaci di lasciarti con il sorriso sulle labbra e un genuino senso di soddisfazione. L’opera di Oz Rodriguez fa centro dall’inizio alla fine, quando si concede il momento più esplicitamente politico della pellicola.

Un film da vedere per passare una serata divertente e ritrovarsi, quasi senza volerlo, a riflettere sulle implicazioni negative e crudeli di alcune dinamiche della nostra società che ci vengono presentate e vendute come risolutive e assolutamente sensate.

Un’opera che, coerente con la narrazione che porta avanti, decide consapevolmente di scegliere un titolo dal tono poco fashion, riuscendo ad indossarlo e a rispettarlo con una disinvoltura che non teme pregiudizi e che ci dimostra come, per presentare un prodotto serio e coraggioso, non ci si debba necessariamente prendere troppo sul serio.

Voto: 8

Un pensiero su “Vampires vs. the Bronx è un gioiellino che intrattiene e combatte”