La saga di Alien ha avuto il grande merito di presentare un’ambientazione e una narrazione di fantascienza horror riuscendo ad alzare lo standard del genere al livello di produzioni di primissimo piano. Un risultato di questo tipo è certamente da attribuire, in egual misura, ad alcune scelte di sceneggiatura, alla bravura dei registi chiamati a dirigere i vari capitoli e al grande lavoro in fase di design da parte di un artista, che, grazie al suo lavoro fatto sul franchise, avrebbe cambiato per sempre l’immaginario della fantascienza dai toni oscuri, dando vita a uno stile gotico contemporaneo riconoscibilissimo e assolutamente affascinante.

In effetti, la sceneggiatura, ritenuta interessante e degna di attenzione dal giovane Ridley Scott, permise al filmmaker di costruire la tensione di cui, in particolare nel primo film, la narrazione è permeata, ma, probabilmente, il vero game changer nella costruzione del mito di Alien è da rintracciare nella ricerca dell’originalità nella rappresentazione delle forme di vita extraterrestri e nelll’attitudine visionaria dell’arte “biomeccanica” di Hans Ruedi Giger.

L’artista svizzero, in particolare, ha aiutato, con la sua immaginazione, a dare vita all’iconica creatura antagonista degli eroi terrestri ed entrata a pieno titolo nell’immaginario della cultura pop dei nostri tempi, e all’architettura, aliena e terrificante, delle specie che abitano l’universo di Alien, trasformando quello che secondo Ridley Scott sarebbe potuto essere un film di serie B in un cult del cinema di fantascienza.

H. R. Giger: Alien e la nascita della fantascienza gotica

Hans Ruedi Giger, nato a Coira il 5 febbraio 1940, sviluppa una passione per il bizzarro fin da giovanissimo cominciando ad esternare questo suo interesse in realizzazioni artistiche che lo conducono, insieme agli studi che porterà avanti, a sperimentare diverse tecniche che potessero legare al meglio con le idee partorite dalla propria immaginazione e dalle influenze che l’alimentarono.

Una delle prime opere di Giger, Necronomicon (titolo chiaramente ispirato dal grimorio fittizio protagonista delle opere di H. P. Lovecraft), mostrata a Ridley Scott dallo sceneggiatore Dan O’Bannon, già in contatto con lo svizzero, colpì talmente il regista da fargli capire quale fosse la strada giusta da intraprendere: “Quando sono andato alla Fox per il primo incontro avevano un libro di H. R. Giger, il Necronomicon. Dopo avergli dato solo un’occhiata non sono mai stato così sicuro di qualcosa in vita mia. Ero convinto di doverlo avere nel film”.

Una volta cominciati i lavori per il primo film, a Giger fu affidata la realizzazione del design di tutto quello che riguardasse le specie aliene, la struttura interna ed esterna dei loro mezzi e il pianeta su cui si svolge una parte della vicenda.

Le sue fantasie di un’architettura e di un design che mettessero insieme l’idea di una fusione tra elementi biologici e meccanici trovarono il contesto perfetto per brillare e rendere l’ambientazione di Alien qualcosa di azzeccatissimo e mai visto prima, in un incontro che significò la fortuna di Giger e della saga cinematografica.

Alien H. R. Giger

L’atmosfera, l’idea di Biomecannica e lo Xenomorfo

Se l’aspetto dello Space jockey, la struttura dell’astronave aliena e l’architettura interna della stessa, fatta di corridoi claustrofobici e scolpiti di forme e materiali misteriosi, hanno avuto il merito di costruire un’atmosfera oscura e futuristica e di influenzare, negli anni a venire, tanto l’arte surrealista quanto la fantascienza, il vero capolavoro della collaborazione tra Giger e la produzione è rappresentato dalla creazione dello Xenomorfo.

A proposito della realizzazione della terribile bestia aliena che terrorizza e affascina, ormai da 45 anni, generazioni di spettatori innamorati di uno dei villain più iconici del cinema moderno, Giger ha ricordato:

“Nel primo progetto dell’alieno, aveva grandi occhi neri. Ma qualcuno ha detto che assomigliasse troppo a un angelo dell’inferno; tutto nero con gli occhi neri. E poi ho pensato che sarebbe stato ancora più spaventoso se non avesse avuto gli occhi. Lo abbiamo reso cieco! Poi, quando la telecamera si avvicina, si vedono solo i buchi del cranio. Questo è davvero spaventoso. Perché, vedete, anche senza occhi sa sempre esattamente dove si trovino le sue vittime, e attacca direttamente, in modo diretto, infallibile. Come un serpente che colpisce. Poi ho cominciato a pensare. Quel lungo cranio avrebbe dovuto avere una funzione. Ho pensato che avrei potuto far uscire una lunga lingua. L’estremità della lingua assomiglia addirittura alla testa del Chestbuster”.

Alien H. R. Giger

H. R. Giger continuò a lavorare alla saga contribuendo, praticamente fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2014, a espandere l’universo di Alien nel franchise multimediale che ha saputo diventare nel corso del tempo. 

In conclusione, non possiamo che ringraziare l’artista per l’incredibile lavoro svolto e per la straordinaria eredità che ci ha lasciato, ricordandovi della mostra su Hans Ruedi Giger che si terrà a Torino a partire dal  5 ottobre 2024.

Fonte: Starlog (via LittleGiger)Surrealism TodayArtsy

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