Il biennio 2020-2021 sarà ricordato per sempre come il periodo dello scoppio e del picco della pandemia di COVID 19 che ha terrorizzato e paralizzato il mondo. Nello stesso periodo, e forse in qualche modo influenzati anche dal momento storico, avvengono i fatti raccontati in Dumb Money, commedia che si pone di raccontare in modo più o meno fedele la questione relativa alla follia che ha sconvolto Wall Street con l’entrata in gioco degli investitori retail organizzati attraverso i social network.

Per chi dovesse essere all’oscuro di quanto successo e di certi meccanismi del mercato finanziario, la mera cronaca ha visto i piccoli investitori sfruttare le possibilità offerte da nuovi strumenti per investire, per scommettere contro i grandi fondi e in favore di un improbabile aumento delle quotazioni di GameStop, azienda considerata sull’orlo della bancarotta e affossata ancora di più dalle decisioni dell’élite finanziaria.

Sulla scia lunga del successo straordinario di The Big Short – La Grande Scommessa, Craig Gillespie dirige un film frizzante e divertente, che, anche se a tratti risulta immancabilmente un po’ complicato a causa di diversi tecnicismi, riesce a entusiasmare grazie a un buon ritmo e ad un racconto interessante e sopra le righe.

Dumb Money

Wallstreetbets: la Rete non dorme mai

Nel pieno della pandemia che ha devastato la società dell’inizio degli anni ’20 del ventunesimo secolo, un piccolo investitore, Keith Gill, diffonde su YouTube le sue idee d’investimento in controtendenza rispetto al gotha di Wall Street. In particolare Gill comincia a puntare sulle azioni dell’azienda in franchising GameStop, in rapida discesa dallo status di punto di riferimento per i videogiocatori di tutto il mondo a quello di nuova Blockbuster.

L’improvviso successo di un subreddit, Wallstreetbets, costituito da piccoli investitori dall’animo del troll e la simultanea nascita dell’app Robinhood conducono a una cascata di eventi che fa salire in modo improvviso e inatteso il titolo quotato, facendo tremare i grandi nomi della borsa, ancora feriti dopo il crollo dei subprime del 2008.

Le controverse conseguenze di queste premesse porteranno a una storia che riporta in vita il mito di Davide contro Golia e che dimostra come le nuove dinamiche sociali possano modificare lo status quo provocando dei veri e propri terremoti quasi impossibili da controllare e contenere.

Dumb Money e l’incoscienza di affrontare la tempesta

Dumb Money è una commedia intelligente e provocatoria che azzecca il mood per raccontare una delle vicende più particolari della storia della finanza contemporanea e che si pone a metà strada tra lo scandalo e la burla grottesca, in un ambito che, storicamente, si è sempre preso fin troppo sul serio.

Il racconto delle tante storie che si intrecciano ricorda la struttura narrativa del film del 2015 di Adam McKay mettendo in scena gli stessi meccanismi narrati nella cronaca degli eventi della grande crisi finanziaria del nostro inizio di secolo attraverso la lente delle nuove e peculiari dinamiche da social in cui tutto è dissacrato e in cui il confine tra ironia, goliardia e mancanza di rispetto per qualsiasi norma sociale si fa tanto labile da essere travalicato continuamente.

 La regia e il montaggio, dal taglio contemporaneo e coinvolgente, sfruttano un ritmo incalzante che tiene lo spettatore attento e racconta alla perfezione la smania del momento e la tensione vissuta dai vari protagonisti con l’evolversi degli eventi.

Una colonna sonora che si abbina perfettamente alla fotografia da video musicale detta i tempi riuscendo a mettere su pellicola l’altalena di emozioni che caratterizza la vicenda e i pensieri dei vari personaggi, interpretati in modo vivace da un cast ben amalgamato e costruiti per rappresentare l’anima multisfaccettata del movimento WallStreetBets.

Dumb Money

Uno spaccato della nostra società raccontato in modo informale

Dumb Money è un interessante spaccato della nostra società e dei nuovi fenomeni che l’avvento del Web 2.0 ha portato alla ribalta. Nonostante il suo non prendersi mai troppo sul serio, il racconto dello short squeeze del 2021 deve fare riflettere in quanto specchio di come certe verità assolute non possano più essere date per assodate in un mondo in cui la possibilità di spostare l’opinione pubblica non è più appannaggio degli organi ufficiali e delle loro strutture fatte di regole e garanzie, ma sempre più spesso tacciate, soprattutto in certi angoli oscuri della Rete, di essere corrotte ed inaffidabili.

Tutto questo in un prodotto assolutamente godibile e adatto a ogni genere di pubblico, dal più smaliziato rispetto ai temi trattati, fino a quello fatto di neofiti che non abbiano mai sentito parlare di mani forti, vendite allo scoperto, dumb money e short squeeze.

In sostanza, il film di Gillespie risulta un esperimento interessante che dimostra come si possa costruire una narrazione di spessore mantenendo sempre un tono divertito e divertente, proprio nello stile tipico dei nuovi linguaggi della comunicazione, meno formali e sempre più innovativi sia nella rappresentazione che nella sostanza.

Voto: 7.5