Due amici partono per un weekend di caccia che si trasforma presto in un terribile incubo tra i boschi della Scozia. Calibre è un thriller dalle premesse e dallo svolgimento semplice e ben strutturato che gioca con la tensione tenendo sempre sulle spine lo spettatore.
Il film scritto e diretto da Matt Palmer non va mai fuori binario conservando una narrazione verosimile in un’ambientazione che si dimostra ostile sin dall’inizio e mettendo in scena la rappresentazione di come le cose possano rapidamente precipitare, un errore dopo l’altro.
Perché il punto centrale di Calibre sta proprio nella cascata di eventi che travolge i due protagonisti e sulle scelte che li condurranno sull’orlo del baratro in una disavventura che metterà alla prova la loro capacità di mantenersi saldi e fedeli l’un l’altro.
Due vecchi amici e una battuta di caccia
Vaughn e Marcus sono due amici di vecchia data che decidono di concedersi qualche giorno solo per loro per dedicarsi a una battuta di caccia tra le colline scozzesi. Vaughn, che aspetta un figlio dalla fidanzata, è alla sua prima esperienza in questo senso e si affida all’esperienza dell’amico, veterano della caccia ed esperto conoscitore dei luoghi scelti per l’occasione.
Un inatteso e imprevedibile colpo di scena cambierà radicalmente la breve vacanza dei due protagonisti, costringendoli a scelte difficili che si concateneranno l’una all’altra e che li trascineranno in una spirale di errori fino alla concretizzazione degli eventi nelle più irreparabili delle conseguenze.
Calibre presenta una trama semplice e ben costruita che sa condurre dal punto A al punto B e, senza aver bisogno di artifici narrativi o di situazioni troppo fantasiose e poco credibili, sa terrorizzare già dai primi momenti della storia.
Calibre è una montagna russa che non traballa mai
Il grande punto di forza del thriller di Palmer, come già detto, risiede in una sceneggiatura studiata perché i personaggi si ritrovino, quasi senza rendersene conto, in una situazione da cui è sempre più difficile uscire e in cui rimangono invischiati un pezzetto alla volta, errore dopo errore.
Le montagne russe su cui viene accolto lo spettatore sono costituite da un saliscendi del livello della tensione e da un aggravarsi continuo della posizione dei due protagonisti in un ambiente ostile e dalle leggi non definite secondo le consuete regole del vivere civile, in un coacervo di situazioni tipiche del genere, fino al finale, in qualche modo inevitabile.
Buona la prova del cast, sempre credibile e ben amalgamato nell’interpretazione di personaggi che mostrano diverse sfaccettature e che si lasciano dirigere in modo pulito da una regia funzionale che non esagera mai e che si lascia andare soltanto ad un paio di virtuosismi, comunque ben realizzati.
Il senso d’alienazione e di pericolo nasce tanto dai suggestivi paesaggi selvaggi che circondano il paesino luogo della narrazione, quanto dalla natura ostile, spesso introdotta e poi disinnescata degli abitanti del piccolo centro, in una narrazione che spesso inganna le sensazioni del pubblico in un verso e in quell’altro.
Un piccolo film realizzato in maniera impeccabile
Un film che, senza far gridare al miracolo, dimostra come una piccola produzione ben strutturata possa funzionare egregiamente (come già dimostrato da Vampires vs the Bronx) e terrorizzare senza bisogno di stratagemmi inverosimili o di essere troppo esplicito o eccessivamente crudo in senso visivo.
I boschi della Scozia raccontati in Calibre risultano terrificanti senza il bisogno di creature mostruose o di pazzi sanguinari ad abitarne le profondità mentre i personaggi hanno il grande merito di essere definiti dalle proprie azioni e reazioni piuttosto che da descrizioni prive di riscontro.
Un thriller moderno che unisce un puntino alla volta, prendendosi il suo tempo, e che sfrutta un colpo di scena all’inizio del racconto per condurre lo spettatore in un viaggio che sorprende e lascia soddisfatti per la coerenza mostrata dalla narrazione.
Voto: 8