Speak No Evil è un film da cui le prossime leve della cinematografia, dovrebbero prendere spunto. La gestione della tensione nella costruzione di un thriller e di un horror è, infatti, una prerogativa del genere che può innalzare un’opera e decretarne il successo tanto per la critica quanto per gli appassionati e che, in alcuni casi, può bastare per rendere convincente un prodotto a prescindere da tanti altri elementi.

Il film danese del 2022, in questo senso, è un lungometraggio da tenere presente e da analizzare per tutti quei cineasti e quegli sceneggiatori intenzionati a tenere i propri spettatori incollati sulle poltrone a temere per dei protagonisti chiamati ad uscire da situazioni insostenibili e, mano a mano che ci si addentri nella storia, sempre più terrificanti.

Il fatto che il film europeo sia stato scelto per un remake a soli due anni dall’uscita dell’originale, la dice in qualche modo lunga sull’impatto e sul fascino che ha saputo esercitare su Hollywood, pronta, quando il caso lo richiede, a prendere spunto e a riproporre, a modo proprio, un concetto o una trama considerati interessanti.

Speak No Evil

Una tranquilla vacanza nei Paesi Bassi

Durante una vacanza in Italia, un’annoiata famiglia danese fa conoscenza con una spigliata coppia dei Paesi Bassi accompagnata dal figlioletto e che si dimostra subito ben disposta nei confronti degli scandinavi, scatenandone la curiosità.

Dopo qualche tempo, ricevendo un invito per incontrarsi di nuovo e tra mille dubbi, Bjørn e Louise si decidono ad andare a trovare quei nuovi amici anche memori del bel rapporto che si era creato tra la loro bambina Agnes e il piccolo Abel.

Quella che inizia come una rilassante vacanza nella solitaria abitazione di Patrick e Karin assumerà presto dei contorni scomodi ed inquietanti fino a diventare un vero e proprio incubo fatto di delirio, perversione, violenza e prevaricazione.

Speak No Evil

Speak No Evil riesce a spingere la tensione fino all’estremo

Christian Tafdrup, sceneggiatore e regista di Speak No Evil, costruisce un thriller che prima ancora di essere un pugno nello stomaco del pubblico, è un lento bollire a fuoco basso, in un crescendo inesorabile di situazioni non confortevoli e di ansia che scaturiranno nel terrore più assoluto.

Pur costringendo a scendere a compromessi con alcune scelte di scrittura utili a portare avanti il racconto in modo non del tutto verosimile, la narrazione dell’autore nato a Østebro porta sullo schermo un dramma dalle tinte oscure e in cui il tema del timore per il diverso si mischia allo slasher e all’idea capovolta di Home Invasion.

La regia, adatta allo scopo del film, sfrutta alla perfezione le ambientazioni, abbinando inquadrature larghe e movimenti lenti agli sconfinati spazi della campagna olandese e un ritmo più frenetico e incerto ai piccoli spazi delle riprese interne, riuscendo così a ribadire l’ambiguità della vicenda e il suo mutevole carattere.

Ruolo fondamentale per arrivare al massimo della tensione e per far sentire intrappolato il pubblico al pari dell’ignara famiglia danese è ricoperto da una colonna sonora incalzante e angosciante che riempie lo schermo danzando con le immagini e con il ritmo della pellicola.

Buonissima la prova del cast, con gli interpreti che riescono a risultare convincenti e ben inseriti nella storia di Speak No Evil: in particolare Fedja van Huêt, il Patrick padrone di casa, ha saputo rendere il suo personaggio solleticante, enigmatico e inafferrabile, cogliendo appieno l’idea della sceneggiatura in uno strano gioco, con i protagonisti e con gli spettatori, simile a quello del gatto con il topo.

Speak No Evil

Un’opera inquietante che metterà a dura prova la resistenza degli spettatori

Speak No Evil è un film disturbante e che non ha paura di mostrarsi in tutto il suo carattere esasperato e privo di fronzoli, riuscendo a partire da una strisciante sensazione di fastidio e di inadeguatezza per condurre all’orrore più profondo e sconvolgente, senza mostrare alcuna pietà per i protagonisti o per il pubblico.

Un film assolutamente riuscito e che dimostra come non siano necessari budget esorbitanti, effetti speciali all’avanguardia o ettolitri di sangue per mettere a disagio e raccontare, in modo anche innovativo, la tensione e il terrore.

L’uscita del remake con James McAvoy può essere senza dubbio un ulteriore motivo di interesse nei confronti dell’interessante Gæsterne, titolo in originale, e del cinema europeo che sa distinguersi grazie a una visione precisa e a una buona dose di coraggio.

Voto: 7.5

Sito ufficiale: Speak No Evil