Tanto il Fight Club di ChuckPalahniuk quanto l’adattamento cinematografico di David Fincher sono due opere parecchio provocatorie e controverse nella forma e nel messaggio, capaci, anche per queste loro caratteristiche di affascinare o allontanare il pubblico, a seconda dei gusti e della propensione personale alle tematiche presentate.

Esplicativa in questo senso è la vicenda capitata al regista di Denver durante la prima del film con Brad Pitt ed Edward Norton in quel di Venezia, al festival del 1999: il regista ha ricordato il trattamento ricevuto durante e dopo la proiezione di Fight Club, sottolineando quello che si può considerare quasi un disgusto nei confronti della pellicola da parte dei presenti in sala e l’idea che gli stessi si fossero fatti del film.

Fight Club
Chuck Palahniuk
David Fincher

Dopo aver presentato la nostra recensione di Fight Club, torniamo a parlare del capolavoro di David Fincher per riportare le parole del filmmaker a proposito della brutta accoglienza che il film ha avuto durante il Festival del Cinema di Venezia del 1999.

In un’intervista del 2023 con il New York Times, Fincher ha ricordato:

Ci hanno praticamente cacciato dalla città in quanto considerati fascisti. La persona più giovane nella nostra fila in sala era Giorgio Armani. Ho pensato di non essere sicuro che la lista degli invitati fosse quella giusta.

La reazione della platea del Festival, sebbene non certo lungimirante vista l’importanza riconosciuta in seguito all’opera, non può dirsi del tutto insensata o priva di fondamento, soprattutto in mancanza di un contesto più ampio in cui inserire la narrazione di uno degli scrittori che più hanno saputo scandalizzare e allo stesso tempo rappresentare la nostra società contemporanea.

Nel corso degli anni, in effetti, anche l’autore del libro di culto, Chuck Palahniuk, ha dovuto rispondere del fatto che le vicende di Tyler Durdern siano spesso state una specie di bibbia per gli esponenti dell’Alt-Right americana, la destra estrema che preoccupa per la propria propensione all’uso della violenza e per le idee a metà strada tra il complottismo più becero e il sentimento rivoluzionario nei confronti dell’establishment.

In una vecchia intervista, Palahniuk ha dovuto spiegare come sia consapevole del fatto che tanto i suprematisti bianchi quanto le persone di sinistra abbiano trovato motivi per immedesimarsi nel suo racconto più celebre e pur senza condannare alcuna idea in quanto tale ha cercato di prendere le distanze tanto dalla destra estrema quanto da un certo tipo di mascolinità tossica che sfrutta situazioni e frasi tratti dal suo romanzo.

Queste le parole dell’autore a una precisa domanda sul fatto di non voler essere in alcun modo collegato all’Alt-Right:

Perché un suprematista bianco ha ucciso mio padre nel 1999. Non sono mai stato da quella parte, anche prima che mio padre fosse ucciso da un suprematista bianco. Ma volevo solo sottolineare l’assurdità che qualcuno cerchi di fare questo collegamento, dopo quello che ho passato.

Quindi, sulla questione che molti uomini abbiano preso insegnamenti da Fight Club su come essere “uomini”, ha replicato:

E credo che ci siano molte donne che l’hanno letto e che abbiano preso lezioni su cosa significhi essere un essere umano, che è il messaggio più grande. Ho un cuscino da divano che una giovane donna ha fatto a maglia per me e che dice: ‘Le cose che possiedi  alla fine ti possiedono’. Si trova al centro del mio divano. E non è stato fatto da un uomo.

Alla fine dei conti, a quasi trent’anni dalla pubblicazione del libro e a 26 anni dall’uscita del film di Fincher, Fight Club rimane un’opera importantissima dal punto di vista della riflessione politica e sociale, una storia capace di polarizzare e allo stesso tempo di avvicinare così tanto i due estremi da risultare ambigua, controversa e assolutamente affascinante e moderna.

Fonte: FandomwireMedium

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