Nel 1922, Friedrich Wilhelm Murnau presentò al mondo il suo grande capolavoro, Nosferatu il Vampiro, film muto destinato a cambiare per sempre la storia dell’industria cinematografica e di un genere, l’horror che era stato capace di suggestionare da subito i pionieri della settima arte.
Il film presenta una versione rivisitata del romanzo Dracula di Bram Stoker, portando sullo schermo uno dei primi vampiri del cinema e rivisitando la figura del mostro in un modo che saprà influenzare gli autori che andranno a riproporre, nei diversi medium, la figura dei non-morti succhiasangue nei decenni che sarebbero seguiti.
Un’opera che avremmo potuto non vedere mai, almeno noi, posteri di quei tempi ormai lontani in cui è stata realizzata: le controverse questioni legali relative alla mancata acquisizione dei diritti d’autore da parte della Prana-Film e la conseguente ingiunzione a distruggere ogni copia del film, infatti, hanno messo a serio rischio la preservazione di un prodotto che, a tutti gli effetti, è entrato di diritto tra i grandi classici del cinema.
Dopo aver presentato un profilo del Conte Orlok, il vampiro protagonista della vicenda, dunque, non possiamo far altro che avventurarci nella terrificante messa in scena realizzata dal regista tedesco nel suo, fortunatamente indimenticato, Nosferatu il Vampiro.
Il Conte Orlok e il suo arrivo in Germania
Il giovane agente immobiliare Hutter viene incaricato dal suo capo, Knock, di occuparsi della vendita di un immobile Conte Orlok, intenzionato a spostarsi dal suo decadente castello in Transilvania alla fittizia cittadina tedesca di Wisborg.
Nonostante le difficoltà nell’allontanarsi dalla sua compagna Ellen, l’uomo parte alla volta dei Carpazi per incontrare il cliente e portare a termine l’affare, scoprendo lungo la via, le superstizioni che aleggiano intorno alla figura di Orlok e ai luoghi in cui ha vissuto.
Incontrato il Conte, all’apparenza cordiale e bendisposto, Hutter gli fa firmare il contratto prima di rendersi conto del fatto che quella sinistra figura nasconda davvero dei segreti terribili e, nel momento in cui vede partire Orlok dentro una bara piena di terra, temendo per le sorti di Ellen, fa di tutto per liberarsi dalla sua prigionia nel castello e tornare a casa.
Nosferatu il Vampiro ammalia, racconta il suo tempo e anticipa il futuro del cinema
Il lungometraggio di Friedrich Wilhelm Murnau, nei suoi cinque atti, è un racconto terrificante che non lascia alcuna via di scampo allo spettatore: in un crescendo di tensione e orrori, già dalle prime sequenze risulta evidente il destino tragico e spettrale che sarà riservato ai protagonisti, accompagnati, spesso, da un’ingenua inconsapevolezza.
Gli anni difficili del dopoguerra e le tante rivoluzioni culturali dell’epoca appaiono lontane dal sentire comune, eppure incombenti come l’ombra del Nosferatu o come l’arrivo di una nuova epidemia di peste dopo la paura dovuta all’Influenza Spagnola.
Proprio il timore di una grande malattia, sembrerebbe essere al centro della narrazione, prima ancora dell’attacco del vampiro, che si riduce quasi ad accessoria metafora del male e della sua diffusione in una società che appare sempre più vulnerabile e caduca.
Non sono certo casuali le tante scene che mostrano e mettono in primo piano l’orda di ratti pestiferi al seguito della figura del Conte Orlok, la rappresentazione dell’incapacità della scienza di porre rimedio al sopraggiungere di una nuova ondata di malattia o la messa su schermo di personaggi e situazioni che facessero tornare alla mente del pubblico la quotidianità fatta d’ansia e paranoie, d’untori, monatti e pubblici annunciatori.
Il Conte Orlok, da parte sua, potrebbe essere visto retrospettivamente come un’indecente ombra che si allunga sulla Germania, sul continente europeo e sul Mondo intero, costringendoci a ricordare quello che da lì a qualche anno sarebbe avvenuto con l’ascesa del nazismo e delle grandi dittature totalitarie pronte a soggiogare la vita politica del Vecchio Continente.
In questo senso, forse, poco conta la reale intenzione dell’autore rispetto a quello che noi possiamo individuare col nostro senno del poi e con la nostra conoscenza di quello che sarebbe stato, perché la grandezza di Nosferatu sta anche nell’eredità che ci ha lasciato, dal punto di vista del fantastico e della creatura rappresentata, e dal punto di vista di un’analisi socio-politica certamente parziale e corrotta dalla consapevolezza di quello che sarebbe accaduto nei due decenni successivi: tale suggestione è davvero troppo potente e affascinante per non essere presa in considerazione.
Il carattere della narrazione, pur discostandosi da certi canoni tipici dell’espressionismo, mantiene infatti quella forza capace di mostrarci la realtà per quello che percepiamo, distorta dal punto di vista dei personaggi e dalle simbologie rappresentate nell’opera.
Fondamentale per la realizzazione di queste peculiarità sono la straordinaria fotografia firmata Fritz Arno Wagner, che sfrutta alla perfezione i giochi di luce e ombra per incutere ansia e terrore, e la colonna sonora, imperiosa e dominante, di Hans Erdmann, incredibilmente moderna nel suo sapere cambiare tenore e mood al racconto.
Il lavoro fatto per quanto riguardi la regia è semplicemente straordinario se si riflette sul fatto che si fosse agli albori della cinematografia: non si può fare a meno di notare come alcune inquadrature e sequenze, in particolare quelle relative all’affacciarsi alla finestra del Conte Orlok o all’attacco perpetrato sulla nave o ancora quelle relative all’ombra del vampiro che incombe sulle sue vittime, siano state in grado di influenzare il cinema che sarebbe venuto, dimostrando ancora una volta l’abilità e l’intuizione visiva di Murnau.
Una menzione d’onore va ovviamente anche alla performance del cast e in particolare all’interpretazione del Conte Orlok di Max Schreck, eccezionale nel trasformarsi in un mostro subdolo e senza anima e talmente credibile da far nascere improbabili leggende a proposito della reale natura dell’attore.
Un’opera dall’immenso valore storico e artistico
Al di là dell’evidente importanza storica, Nosferatu il Vampiro è un film ancora godibile ai giorni nostri e degno di essere scoperto soprattutto dagli amanti del genere e della figura del vampiro moderno, che tantissimo deve alla Creatura adattata per il cinema da Henrik Galeen e trasportata sullo schermo da Murnau.
Il prodotto è diventato ormai da qualche anno di dominio pubblico, con diverse versioni restaurate disponibili sulla Rete e facilmente e gratuitamente reperibili da tutti quelli che volessero fare un tuffo alle origini dell’horror, in attesa di poter vedere il remake di Robert Eggers, in uscita nel dicembre 2024.
Il nostro consiglio, dunque, non può essere che quello di recuperare Nosferatu il Vampiro, consapevoli delle ovvie barriere stilistiche ma anche dell’eccezionale fattura che permette all’opera di affascinare e intrattenere, a oltre un secolo dalla sua realizzazione.
Voto: 9
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