Il grande successo di Cowboy Bebop ha permesso a Shin’ichirō Watanabe di entrare a far parte di un ristretto gruppo di autori di anime riconosciuti a livello internazionale anche al di fuori della comunque sempre più ampia fanbase relativa all’animazione giapponese.
Il filmmaker, nel corso della sua carriera, ha avuto il grande merito di non fossilizzarsi su un genere o su un tipo di narrazione, riuscendo a non farsi sedurre dalla facile suggestione di riproporre la struttura o le atmosfere del suo capolavoro, resistendo anche alle pressioni dell’industria e del suo pubblico affezionato.
In un’intervista con Forbes, Watanabe ha spiegato da quale grande artista si sia lasciato ispirare nel suo tentativo di mantenere una posizione così difficile e nella sua continua ricerca di qualcosa di nuovo e fresco per la propria produzione artistica.
Dopo aver presentato Lazarus, prossimo progetto di Shin’ichirō Watanabe e pronto a debuttare in un qualche momento del 2025, torniamo ad occuparci del regista giapponese per riportare le sue parole riguardo la sua ambizione di creare sempre opere diverse dalle precedenti:
Già dal suo primo lavoro dopo Cowboy Bebop, Shin’ichirō Watanabe aveva effettivamente deciso di cambiare completamente registro, raccontando, con Samurai Champloo, una storia che fosse in grado di mescolare la cultura hip hop con le ambientazioni del cinema giapponese di samurai.
In attesa di poter vedere il nuovo Lazarus e di capire come l’autore cercherà di stupirci questa volta, vi lasciamo al nostro approfondimento sul ruolo del cyberpunk nel cinema.
Fonte: Fandomwire