Il franchise di Jurassic Park rappresenta una delle saghe più importanti degli ultimi trent’anni di cinema, potendo contare su 6 film, a cui presto se ne aggiungerà un altro, e diverse serie animate a comporne la storia, prima adattata dai due romanzi di Michael Chricthon e poi continuata in maniera indipendente e originale.

Se le premesse del film di Steven Spielberg sembravano, all’epoca delle uscite nelle sale, davvero soltanto da riferirsi all’ambito della fantascienza, il progresso nella ricerca biotecnologica ci permette, a oggi, di valutare quanto il processo attraverso cui furono ricreati i dinosauri fosse scientificamente accurato e fattibile.

In una recente intervista, infatti, il fondatore di una compagnia che si occupa di biotecnologie e, nello specifico, del tentativo di riportare in vita i Mammut, ha rivelato come l’idea alla base di Jurassic Park non sia del tutto credibile e verosimile.

Jurassic Park

Dopo aver riportato le parole dei creatori di Independence Day a proposito dell’eventualità di un terzo film, torniamo ad occuparci di una grande saga cinematografica nata negli anni ’90 del secolo scorso per condividere il pensiero di Ben Lamm, co-fondatore di Colossal, azienda di primo piano nel campo delle biotecnologie, a proposito della premessa che dà il via al primo Jurassic Park e a una delle reti di sicurezza messe in pratica dai creatori del parco:

Prelevare il DNA dall’ambra con un trapano e una siringa mi fa sgranare gli occhi. Se il nostro lavoro fosse così facile, probabilmente avremmo già un mammut o addirittura dei dinosauri. Sarebbe stato molto più accurato vedere ricercatori intenti a sminuzzare ossa in stanze sterili con camici DPI completi per preparare archivi nel tentativo di raccogliere il DNA.

Inoltre, la dipendenza dalla lisina, che nella storia è stata presentata come un modo per mantenere i dinosauri sull’isola, in realtà non funziona. In pratica, tutti gli animali sono già dipendenti dalla lisina e quasi tutti gli alimenti la contengono. Quindi, questa idea è problematica. Inoltre, a differenza del film, non intendiamo creare dipendenze negli animali che de-estinguiamo. Al contrario, stiamo lavorando per aiutare a ripopolare le specie che saranno poi in grado di sopravvivere da sole.

Parole che fanno tornare ogni appassionato con i piedi per terra: ovviamente, la poca coerenza scientifica di Jurassic Park, sicuramente sospettabile, non inficia in alcun modo il grande potere di suggestione o l’influenza sull’immaginario pop del franchise, amato da almeno tre generazioni di fan.

In attesa di vedere in sala Jurassic World – La Rinascita, prossimo arrivo nel franchise di Jurassic Park, vi lasciamo a una curiosità riguardante un altro grande film di Steven Spielberg e, più in particolare, alle misure di Bruce, il terribile predatore marino protagonista di Lo Squalo

Fonte: ScreenRant

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