Dopo esserci occupati dei cinque anime più iconici trasmessi in Italia tra gli anni ‘80 e i ‘90, torniamo a parlare di serie animate giapponesi con l’arrivo su Netflix del reboot di Ranma 1/2, adattato dal manga shōnen di Rumiko Takahashi.
Era il 1996 quando Telemontecarlo, l’emittente televisiva privata del Principato di Monaco che in Italia costituì un’alternativa ai canali di Stato per circa trent’anni (dal 1974 al 2001), trasmise la prima puntata dell’anime nipponico, riscuotendo un grande successo tra il pubblico nazionale tanto da riproporre, l’anno successivo, la messa in onda del primo adattamento animato del manga, escludendo alcuni episodi, non trasmessi per questioni di censura.
La serie televisiva, al pari del manga scritto dalla stessa penna di Lamù e Inuyasha, narra le vicende del giovane Ranma Saotome che si legano, in un susseguirsi di eventi assurdi e rocamboleschi, a quelle di Akane Tendo, sua promessa sposa per volere dei loro padri, Genma e Soun, uniti da un’amicizia pluridecennale e dalla passione per le arti marziali.
Ranma 1/2: il reboot del 2024 targato Netflix
Nell’estate del 2024 era stata annunciata la messa in onda su Netflix, che detiene i diritti esclusivi del progetto su scala mondiale, del remake di Ranma 1/2 a partire dal 5 ottobre, procedendo di pari passo con l’uscita degli episodi in Giappone, a cadenza settimanale e non in blocco come di consueto per la piattaforma.
La notizia ha suscitato fin da subito la curiosità e l’attesa dei fan più nostalgici dell’anime, considerando anche l’annuncio della gestione della serie affidata allo Studio MAPPA, noto agli appassionati del genere per aver prodotto trasposizioni del calibro di Attack on Titan.
Come promesso, il primo sabato di ottobre è stato pubblicato l’episodio iniziale della serie, che vede alla regia Konosuke Uda, al quale dobbiamo molti degli episodi di One Piece e l’anime Sailor Moon e il cristallo del cuore, e Kaoru Wada di Inuyasha a comporne la colonna sonora.
Non è ancora chiaro se il reboot distribuito dalla piattaforma streaming con sede in California coprirà l’intera storia del manga di Rumiko Takahashi, che non fu conclusa nell’adattamento degli anni ‘90, ma riteniamo che con l’approdo su Netflix della serie i fan di vecchia data possano ben sperare.
Ranma 1/2: il primo episodio, “Arriva Ranma”
Come nel manga e come per la serie originale prodotta dallo Studio Deen, il primo episodio del remake di Ranma 1/2 targato Netflix si apre con la presentazione del giovane Saotome e di suo padre alla famiglia Tendo, composta dal padre, Soun, che è a capo della palestra che ne porta il cognome, dalla figlia diciannovenne Kasumi, dalla secondogenita, la diciassettenne Nabiki, e dalla più piccola, la sedicenne Akane, che a differenza delle sorelle maggiori, interessate all’universo maschile, sembra decisa a non voler intraprendere alcuna relazione sentimentale, concentrata com’è nel dedicarsi al dojo di famiglia e alle arti marziali.
Soun riceve una cartolina da Genma, suo amico di vecchia data, che gli annuncia una sua imminente visita di ritorno da un lungo viaggio in Cina con il figlio.
L’emozione dell’uomo, deciso a promettere una delle sue figlie in sposa a Ranma, viene scossa da una scioccante rivelazione: Genma e suo figlio, mentre si allenavano in Cina nei pressi delle Sorgenti Maledette di Jusenkyo, sono caduti nelle fonti d’acqua leggendarie, finendo per contrarre due particolarissime condizioni.
I due, infatti, a contatto con l’acqua fredda, sono destinati a vedere trasformato il proprio aspetto: mentre il vecchio Saotome assume le sembianze di un panda gigante, al figlio tocca la trasmutazione in ragazza.
Prime considerazioni sulla nuova serie dedicata a Ranma 1/2
Sebbene non sia possibile dare una valutazione complessiva sul lavoro portato avanti dallo studio MAPPA, in quanto, nella data in cui ci accingiamo a darvi le nostre impressioni sull’anime, sono stati rilasciati solamente due episodi, già dalla visione di “Arriva Ranma” è possibile notare alcune caratteristiche che lo differenziano dall’anime originale.
La grafica del remake dell’anime cult, in cui veniva trasposta la storia gender bending di Ranma ideata dalla fumettista Takahashi che, in tal senso, possiamo considerare innovatrice e precorritrice dei tempi, è decisamente più pop dell’originale: i disegni, più moderni ed accattivanti, appaiono migliori rispetto a quelli di trent’anni fa, nonostante la storia continui ad essere ambientata negli anni ‘80, conferendo al cartone animato un’atmosfera nostalgica, ma la scelta di rendere il colore delle scene più tenue e pastello, sebbene renda benissimo quando ci mostra sullo sfondo la città di Tokyo, fa perdere l’iconico colore rosso fuoco del codino di Ranma ragazza.
Nella versione giapponese, per conferire continuità con l’originale trasposizione televisiva, le voci di Ranma e quella di Akane sono affidate agli stessi doppiatori: Kappei Yamaguchi fa parlare Ranma ragazzo, mentre Megumi Hayashibara presta la voce alla sua versione femminile, e Noriko Hidaka torna a doppiare l’ostinata Akane Tendo. La versione italiana, invece, non gode della stessa finezza, ma riesce comunque a convincere lo spettatore più affezionato.
Convincono meno le scelte di censura che rendono Ranma ragazza e le sue forme alla stregua di una Barbie, oltre al fatto che sia più minuta e kawaii della sua versione originale, ma non ci si aspettava nulla di diverso da un prodotto distribuito da Netflix che è pensato, probabilmente, per essere indirizzato ad un target che spazia dagli adolescenti, ormai adulti, che si approcciavano all’anime nella sua prima edizione e che lo riscoprono con piacere in questo remake contemporaneo, ai bambini e ragazzi di oggi.
E, allo stesso modo, non ritrovare la spiccata riottosità nel rapporto tra Ranma e Akane, nonostante la tenerezza di fondo che li anima sin dal loro primo incontro, e il sarcasmo tagliente di Nabiki, la sorella mediana di casa Tendo, delude, nonostante, nel complesso, il reboot appaia, già dai suoi primi ventiquattro minuti, brioso, simpatico e piacevole, seppur meno malizioso dell’originale.
Voto: 7 ½
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