Real Steel ha rappresentato la prima vera incursione di Shawn Levy nel mondo della fantascienza, per quanto declinata sotto forma di commedia, dopo l’ottimo successo ottenuto dal fantasioso Una Notte al Museo e dal suo primo sequel.
Il film, uscito nel 2011 e dedicato a un pubblico di tutte le età, racconta le vicende di un uomo e di suo figlio nel tentativo di scalare le classifiche del campionato di boxe per robot e, prima ancora, di farsi un nome nel variegato mondo che ci gira intorno.
In una vecchia intervista promozionale, il regista ha parlato con Screen Rant, mettendo in risalto l’importanza dei modelli di robot utilizzati durante le riprese e affiancati, come effetti pratici, a quelli visivi aggiunti nella fase di post-produzione.
Dopo aver parlato di cinque elementi di scena iconici presentati in Pulp Fiction, andiamo a occuparci dell’uso di modelli e di effetti pratici nella realizzazione di un contesto e della loro importanza per quanto riguardi la riuscita finale di un prodotto, prendendo come esempio le dichiarazioni del filmmaker a proposito del lavoro fatto su Real Steel.
Interrogato a proposito dell’uso di pupazzi dei robot e della loro utilità nell’aiutare gli attori durante le scene, Shawn Levy aveva spiegato:
Consigliandovi di recuperare Real Steel e a proposito dell’importanza di una recitazione convincente, vi lasciamo alle parole di Paul W. S. Anderson su quanto sia stata fondamentale la performance degli attori nella realizzazione dell’atmosfera di Punto di Non Ritorno.
Fonte: Screen Rant