Le costruzioni delle atmosfere e dei personaggi di un’opera cinematografica passano necessariamente per la capacità della sceneggiatura di presentare dialoghi caratterizzanti, convincenti e dal forte impatto emotivo sullo spettatore.
I monologhi, in particolare, diventano in questo senso lo strumento ideale per sottolineare un preciso stato ideologico e trasportare lo spettatore in quello stesso mood, sfruttando l’energia espressiva di un discorso pubblico, di una narrazione in terza persona o di un flusso di coscienza personale.
9 Monologhi cinematografici dall’incredibile forza espressiva
Blade Runner
Blade Runner, capolavoro fantascientifico di Ridley Scott tratto dal romanzo Gli Androidi Sognano Pecore Elettriche? di Philip K. Dick, ha segnato la storia del cinema contribuendo a dare i natali a un immaginario cyberpunk che ancora oggi, a oltre quarant’anni dal debutto della pellicola, continua a essere d’ispirazione per ogni autore che si avvicini al genere.
Uno dei momenti più forti dell’intero racconto è rappresentato dal monologo portato in scena da Rutger Hauer e, in parte, scritto dallo stesso attore per il suo Roy Batty: la profonda riflessione dell’androide, in punto di morte, è diventato quasi un manifesto del cinema moderno, conosciuto a memoria da intere generazioni di cinefili e citato nei contesti più disparati grazie alla sua incredibile potenza.
Ogni Maledetta Domenica
Ogni Maledetta Domenica è uno dei film sportivi più intensi ed emozionanti che l’industria cinematografica sia riuscita a proporre nei suoi diversi tentativi di rappresentare la passione per un gioco o le dinamiche di un contesto come quello di un gruppo di compagni di squadra.
Al centro della storia di Ogni Maledetta Domenica c’è la figura del capo allenatore di una squadra di football del campionato professionistico statunitense, alle prese con un momento particolare della propria vita e della propria carriera.
Le parole del discorso del coach (interpretato da Al Pacino) alla sua squadra prima di entrare in campo per affrontare una partita decisiva, continuano a risuonare negli spogliatoi di qualsiasi livello come uno straordinario mantra motivazionale.
La 25ª Ora
La 25ª Ora è uno dei film più apprezzati e riusciti di Spike Lee, autore newyorkese impegnato da sempre a mettere su pellicola gli aspetti più controversi e peculiari della Grande Mela e delle tante contraddizioni che culla giorno dopo giorno.
Nel lungometraggio, Edward Norton interpreta Monty Brogan, uno spacciatore che sta per essere rinchiuso in galera e che si appresta a vivere le sue ultime ore di libertà, cercando di sistemare i conti in sospeso e riflettendo sul proprio passato e sul futuro che lo aspetta.
A racchiudere l’essenza del film è il monologo, profondo e rabbioso, pronunciato davanti a uno specchio dal protagonista in un flusso di coscienza che racconta, allo stesso tempo, la confusione di una New York post 11 settembre e la disperazione di un uomo che si sente messo all’angolo dalla vita.
Trainspotting
Nel 1996, Danny Boyle traspone per il cinema il romanzo più importante e conosciuto di Irvine Welsh, portando sullo schermo il ritratto crudo e senza speranza della generazione travolta dalla piaga dell’eroina, considerata quasi come una vera e propria epidemia dell’epoca.
Il film racconta le vicende di un gruppo di amici incapaci di gestire la propria dipendenza e di trovare un senso alla vita al di fuori della sostanza che li imprigiona e, paradossalmente, li fa sentire liberi da convenzioni sociali e regole che non hanno mai saputo accettare.
Il film si apre con un monologo del protagonista, Mark Renton, che scappando dalla polizia illustra il suo punto di vista disilluso e cinico nei confronti di un sistema che non sente appartenergli e che disprezza nel profondo.
Fight Club
Il Fight Club di David Fincher, tratto dal romanzo generazionale di Chuck Palahniuk, è stato, e continua a essere, uno dei film più divisivi degli ultimi trent’anni di cinema: ritratto nichilista di una società capitalistica ormai al collasso e apologia di una risposta violenta come arma di liberazione da una società che imprigiona anche senza catene.
Spesso accusato di promuovere ideali fascistoidi e punto di riferimento per le sottoculture di ogni tipo, fazione e credo, Fight Club è stato capace di scuotere coscienze e provocare, mettendo in primo piano il disagio vissuto da personaggi che rappresentano la faccia nascosta di una società contemporanea che appare completamente disgregata.
In un intenso momento del film, il Tyler Durden di Brad Pitt arringa i ragazzi presenti nel suo club clandestino in cui l’emancipazione prende la forma di combattimenti che, seguendo delle regole ben precise, sfaldano ogni convenzione accettata in superficie, lasciandosi andare a un monologo sulle potenzialità inespresse che vede in loro.
A Scanner Darkly – Un Oscuro Scrutare
Tratto dal romanzo omonimo di Philip K. Dick, A Scanner Darkly – Un Oscuro Scrutare racconta la storia di un poliziotto infiltrato in un giro di anfetamine e costretto a vivere una doppia vita, fingendosi parte di un gruppo di ragazzi consumatori di una nuova e terribile sostanza.
La faccenda si complicherà quando gli effetti della droga cominceranno a confondere la mente del protagonista, interpretato da Keanu Reeves, che sarà portato a mettere in dubbio ogni certezza in uno stato di schizofrenia dovuto tanto alla sostanza M quanto alla sua condizione di infiltrato.
In uno stile assolutamente azzeccato per l’atmosfera dell’opera, A Scanner Darkly ci porta in un mondo fantascientifico molto vicino al nostro e, attraverso un monologo dai toni cupi malinconici, ci ricorda quanto sia labile il confine con la follia, quanto i nostri sensi possano ingannarci e quanto possa far paura la tecnologia utilizzata come strumento di controllo.
L’Odio
L’Odio, scritto e diretto da Mathieu Kassovitz, racconta, con il suo indimenticabile bianco e nero, le tensioni vissute in una banlieue di Parigi a seguito di un pestaggio di un ragazzo della zona per mano della polizia.
Le problematiche sociali e razziali e la difficoltà dei protagonisti nel trovare una strada precisa per il proprio futuro vengono raccontate in un crescendo di tensione che porterà, inevitabilmente, a un punto di non ritorno che, in qualche modo, sembrava già segnato dall’inizio.
Non a caso, L’Odio si apre con un breve monologo che sintetizza l’intera narrazione preparando il pubblico a quello che vedrà ed esprimendo, senza troppi fronzoli, il senso di un racconto che non preveda alcun tipo di redenzione.
V per Vendetta
Tratto dalla graphic novel scritta da Alan Moore e illustrata da David Lloyd, V per Vendetta è ambientato in una Gran Bretagna distopica e governata da un governo dittatoriale che tiene sotto scacco i cittadini imponendo, tramite la menzogna e la violenza di stato, un regime iniquo e totalitario.
V è un rivoluzionario che nasconde il proprio viso dietro una maschera di Guy Fawkes, cospiratore che, agli inizi del diciassettesimo secolo, cercò di far saltare il parlamento inglese nel corso di un tentato atto terroristico ricordato dalla storia come la Congiura delle Polveri.
In una delle fasi iniziali, dopo aver salvato l’altra protagonista del film dall’assalto di due malintenzionati, V si presenta alla sua interlocutrice ostentando un linguaggio forbito e suggestivo e una passione politica figlia della consapevolezza, della rabbia e della conoscenza.
Taxi Driver
Una New York in cui regna la perdizione, un Robert De Niro in stato di grazia e un racconto oscuro e incredibilmente moderno sono gli ingredienti di uno dei più straordinari lavori di Martin Scorsese che dirige, in Taxi Driver, uno script indimenticabile firmato da Paul Schrader.
La storia segue le vicende di un tassista della metropoli statunitense, che, lavorando di notte, si lascia turbare dalle perversioni e da tutto il marciume che la città, continuamente e senza alcuna pietà, continua a sbattergli addosso.
Segnato dagli anni passati in Vietnam, Travis Bickle crolla definitivamente e programma un attentato nei confronti del senatore e candidato alla presidenza Charles Palantine, considerato responsabile della corruzione che ammanta la società.
Preda di questa nuova frenesia, il protagonista si ritrova, in una scena improvvisata da De Niro e entrata di diritto nella storia del cinema, a preparasi, davanti allo specchio, al momento in cui potrà finalmente ribellarsi a un qualche sopruso presente soltanto nella sua testa.