Stephen King e George R. R. Martin sono due degli scrittori del fantastico più apprezzati dai lettori di tutto il mondo, in grado di suggestionare e ispirare l’industria cinematografica e di costruire un ‘importante eredità per quanto riguardi l’immaginario pop di intere generazioni.
Nell’ormai lontano 2016 i due ebbero modo di confrontarsi in occasione della presentazione di Fine Turno, regalando ai fan un incontro pieno di verve, di aneddoti divertenti e di curiosità interessanti: in particolare, verso la fine dell’intervista, Martin è sembrato seriamente intenzionato a capire come il suo collega riuscisse a essere tanto prolifico nella scrittura.
Dopo aver ricordato di quella volta in cui Stephen King e George Romero avevano quasi trasporto L’Ombra dello Scorpione per il cinema, torniamo a occuparci del Re dell’Horror per riportare la domanda del nativo del New Jersey e la risposta del padre di Joe Hill.
Albuquerque, New Mexico. Al termine di un incontro fatto di botta e risposta complici e avendo già parlato di svariati argomenti affrontando anche la questione relativa al libro da promuovere, la discussione tra i due scrittori ha vissuto una svolta improvvisa spostandosi su un tema abbastanza caldo: in effetti, se l’incredibile capacità di King di sfornare un libro dopo l’altro è ben nota agli appassionati di letteratura, Martin è stato spesso criticato, al contrario, per la sua difficoltà nel portare a termine la saga che lo ha reso celebre più di ogni altra opera e ferma ormai dal 2011.
Con il sorriso stampato sulle labbra, quindi Il Tolkien Americano ha espresso così la sua frustrazione:
“Come cazzo fai a scrivere così tanti libri e così velocemente? Io penso di aver lavorato bene quando in sei mesi scrivo tre capitoli mentre tu nel frattempo hai completato tre libri”.
Tra le risate del pubblico, l’autore di It ha risposto divertito:
“Le cose stanno così: ci sono libri e libri. Il modo in cui lavoro prevede che io provi a scrivere sei pagine al giorno e quando lavoro lavoro tutti i giorni per tre o quattro ore per avere queste sei pagine più o meno pulite. Per un libro come Fine Turno lungo circa trecentosessanta pagine, fondamentalmente impiego due mesi di lavoro, assumendo che tutto vada bene”.
Martin ha allora rilanciato chiedendo:
“E di solito riesci a scrivere questa sei pagine, non capita mai che scrivi una frase e ti blocchi e controlli l’email e ti domandi se per caso hai davvero un qualche talento o magari avresti dovuto fare l’idraulico?”.
Il siparietto si è quindi concluso con la spiegazione di King:
“No, ecco, può succede che a volte la vita di tutti i giorni interferisca e devi smettere per andare dal dottore o ti devi occupare di altre cose come andare alla posta. Ma la maggior parte delle volte cerco di portare a termine le sei pagine per quanto l’entropia cerchi di mettersi in mezzo”.
A proposito della produzione letteraria dell’autore del Maine non possiamo che aspettare il suo prossimo lavoro, in arrivo nel 2025 e lasciarvi al racconto dello stesso Stephen King a proposito del fatto che uno dei suoi libri parli della dipendenza dalla cocaina con cui ha dovuto combattere per anni.
Fonte: Entertainment Weekly