David Lynch, scomparso il 15 gennaio 2025, è stato uno tra i più apprezzati e studiati registi e sceneggiatori degli ultimi 50 anni di cinema, rappresentando quell’avanguardia coraggiosa capace di non avere paura di osare e di imprimere il proprio tocco personale e uno stile riconoscibilissimo a ogni opera.

Il filmmaker del Montana, però, non si è limitato a lavorare soltanto nel contesto cinematografico, dedicandosi, soprattutto negli ultimi due decenni, anche alla produzione pittoricamusicale e letteraria.

Particolarmente interessante, in questo senso, è stata la striscia a fumetti che Lynch ha curato per 9 anni, a partire dal 1983 fino al 1992, dando vita alle bizzarre vicende dell’Angriest Dog in The World, il Cane Più Arrabbiato del Mondo.

Dopo aver condiviso il nostro approfondimento su John Carpenter, artista eclettico che ha saputo esprimersi attraverso una moltitudine di strumenti, andiamo a scoprire qualcosa di più del particolarissimo fumetto realizzato dal regista di Mulholland Drive.

The Angriest Dog in the World è stat una striscia comica pubblicata sul Los Angeles Reader e caratterizzata dal mantenimento di una struttura sempre identica per quanto riguardasse il numero di vignette e le illustrazioni in esse contenute: il protagonista era un cane legato a una catena in un cortile di una casa.

Dalla finestra dell’abitazione, in una o più vignette, riflessioni decontestualizzate e dal sapore spesso ermetico, uscivano come se espresse dagli abitanti della casa. Mentre dalla bocca del cane, un ringhio continuo faceva percepire l’essenza del racconto, l’ultimo disegno mostrava la stessa scena dei precedenti, ma nel buio della notte.

Ogni striscia era introdotta dalla stessa descrizione:

Il cane è così arrabbiato da non potersi muovere. Non riesce a mangiare. Non riesce a dormire. Riesce a malapena a ringhiare. Legato così strettamente dalla tensione e dalla rabbia, si avvicina allo stato di rigor mortis

In una vecchia intervista con Rolling Stone, David Lynch, rispondendo a proposito di un parallelismo tra la sua rabbia e quella del cane, ebbe modo di spiegare come non riuscisse a dare un senso a quella forte emozione da cui era stato travolto e che in qualche modo aveva superato:

Ero animato da questa tremenda rabbia che ha reso la vita di chi mi fosse vicino davvero terribile. Quando ho cominciato a meditare, nel 1973, una gran parte di questa rabbia, non so come, è evaporata. Quindi, la rabbia, o meglio, il ricordo della rabbia è ciò che rende il Cane il più arrabbiato del mondo. Non è più la rabbia vera e propria. È una sorta di atteggiamento amaro nei confronti della vita. Non so da dove provenisse la mia rabbia e non so dove sia andata

Un’altra curiosa storia sul fumetto è stata raccontata da Dan Barton, responsabile del Los Angeles Reader durante parte degli anni di pubblicazione dell’opera:

A un certo punto, qualcuno ai piani alti suggerì di chiedere a Lynch di non farsi pagare per la striscia. ‘Vedi se lo fa gratis’, mi dissero. Lynch veniva pagato una miseria: appena venticinque dollari a settimana. Per qualche motivo, questo fu un particolare punto di contestazione. Quando lo feci notare a Lynch ridacchiò: ‘No, si paga. Non è gratis’. Credo che le lezioni che ho imparato parlando con David Lynch siano queste: mai scrivere gratis. Fai le cose a modo tuo. Non avere paura di fallire. Non è necessario avere tutte le risposte. E su tutto, lavora. Crea. Esci allo scoperto

Nonostante la digitalizzazione dei nostri tempi, The Angriest Dog in The World è, al giorno d’oggi, un prodotto davvero difficile da reperire in tutta la sua interezza. Sul web se ne trovano tracce e frammenti, mentre una parte è stata raccolta in delle ristampe edite dalla Dark Horse Comics.

In conclusione, la striscia settimanale di David Lynch è stato l’ennesimo esempio della sua creatività e del suo volersi sempre misurare con l’industria senza cedere un millimetro del proprio modo di fare e di essere, a prescindere dalla posizione ricoperta.

A proposito di fumetti, vi lasciamo alla nostra recensione di l’Enigmista – Anno Uno, volume scritto dall’attore Paul Dano e che serve da prequel al The Batman di Matt Reeves.

Fonti: ComicsBeatGamesRadarRolling Stone