Stephen King sulla sua esperienza sul set di Brivido: “Ho imparato come dire le parolacce in italiano”

Stephen King continua a incantare milioni di lettori a ogni nuovo libro che espande l’incredibile lista di opere di quello che è a tutti gli effetti uno degli autori più ricchi e di successo degli ultimi cinquant’anni della letteratura mondiale.

Nel corso della sua carriera, però, il Re dell’Horror si è cimentato anche in un lavoro che esulasse dalla produzione di un testo scritto, provando a dirigere personalmente un film, Maximum Overdrive, conosciuto in Italia come Brivido, ottenendo un lungometraggio, che per usare un eufemismo, non ha esaltato né la critica né gli spettatori.

Naturalmente, per I fan di King, Brivido rimane una perla sempre interessante da riscoprire, e, in questo senso, lo scrittore ha parlato, durante una puntata del Kingcast, della sua esperienza sul set della produzione, del rapporto con la sua troupe italiana e della regola stilistica, mai compresa del tutto dal nativo di Portland, che David Lynch ha provato a fargli capire.

Dopo aver parlato del difficile cammino di Stephen King in seguito all’incidente del 1999, torniamo a occuparci dell’autore per condividere, attraverso le sue parole, questa curiosa storia che lo ha visto protagonista quasi quarant’anni fa.

Stephen King
Brivido
Parolacce
David Lynch

Maximum Overdrive è stata, per i protagonisti della produzione, una vera avventura ai limiti dell’inverosimile: tra incidenti sul set, incomprensioni linguistiche e abuso di alcool e droghe da parte del regista e sceneggiatore dell’opera, gli argomenti di cui discutere potrebbero andare sicuramente oltre la mera constatazione del flop commerciale e artistico del progetto.

A questo riguardo, Stephen King si è lasciato andare durante una puntata del podcast incentrato sulla sua figura, raccontando un paio di aneddoti interessanti capitati sul set messo su da Dino De Laurentiis, cominciando con il suo rapporto con i ragazzi italiani della produzione:

Il fatto è che in quel periodo mi facevo di cocaina e bevevo molto. Pensavo di sapere come fare film e pensavo di utilizzare la mia esperienza su Brivido come un seminario intensivo. Avevo una troupe italiana formata dai Nannucci, che avevo richiesto per il lavoro che avevano fatto in Unico Indizio la Luna Piena. Non conoscevano l’inglese. Uno di loro, il fratello minore, Daniele Nannucci, capiva un po’ d’inglese e cercava di fare il massimo. Più passava il tempo sul set e più il suo inglese migliorava. L’unica cosa che io ho imparato è come dire le parolacce in italiano: Vaffanculo!

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Brivido
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David Lynch

Il racconto dell’impatto delle barriere linguistiche riscontrate durante il lavoro è proseguito con la chiamata in causa di David Lynch, che stava lavorando nelle stesse location al suo Velluto Blu e a cui Stephen King aveva provato ad affidarsi per affinare la propria tecnica da filmmaker dopo essere stato catechizzato (e dopo aver capito molto poco di quello che il tecnico volesse dire) da Daniele Nannucci su un certo tipo di movimento di camera.

La difficoltà dell’autore a padroneggiare uno strumento grammaticalmente complesso come quello del cinema si risolse in una discussione da cui anche Lynch riuscì a tirare fuori poco, concludendo con un laconico:

Non lo so, gira la scena a modo tuo

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Brivido
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David Lynch

L’esperienza di King come regista si concluse con Brivido, lasciando un ricordo poco felice del suo lavoro nel ruolo: a proposito di una dei suoi tanti incroci con il mondo della Settima Arte, vi lasciamo al racconto di quella volta in cui Stephen King e George Romero provarono a realizzare un lungometraggio adattato da L’Ombra dello Scorpione.

Fonte: Kingcast