Tokyo Override: spiegazione della serie d’animazione Netflix e analisi dei temi presentati

Tokyo Override è una miniserie animata in sei episodi prodotta e distribuita da Netflix e ambientata in un mondo cyberpunk in cui il controllo dei dati ha permesso la creazione di una città controllata e gestita nella sua interezza dalle forze governative.

Nonostante i colori vivaci dei disegni, l’opera si propone di trattare temi importanti e controversi, senza evitare scene forti e momenti dall’atmosfera decisamente oscura, come è tipico delle narrazioni del sottogenere della fantascienza.

Dopo aver condiviso il nostro approfondimento sul legame tra cyberpunk e cinema e avvisandovi degli spoiler presenti nell’articolo, andiamo quindi a scoprire qual è il significato di Tokyo Override analizzando ogni sottotrama presentata dalla creatura di Dai Sato diretta da Yusuke Fukada e Veerapatra Jinanavin.

Tokyo Override
Tokyo Override: spiegazione
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Suma Garage
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Spiegazione del finale di Tokyo Override

Tokyo Override racconta la storia di Kai, ragazza dal passato misterioso che si ritrova improvvisamente nei guai con un poliziotto della narcotici dopo aver effettuato un acquisto di droga per una sua cara amica.

La sua capacità di hackerare i dispositivi digitali che gestiscono ogni aspetto della vita di Tokyo le permetterà di fuggire facendola però imbattere nei ragazzi del Suma Garage, un gruppo di trafficanti che nasconde i propri affari illeciti dietro la copertura di un’officina meccanica e sostenuto da Leuji, una funzionaria del Ministero Digitale in grado di gestire tutti i dati relativi alla città e di insabbiare qualsiasi anomalia.

La morte di un giovane clandestino trasportato dai ragazzi del Suma porta Lizard, il detective che segue le tracce di Kai, a voler approfondire ulteriormente la vicenda, sapendo come tutto il suo dipartimento sia messo a rischio dalla scarsità dei risultati ottenuti nell’ultimo periodo e dalla possibilità da parte del sistema di utilizzare sempre di più il controllo digitale per sostituire il lavoro sul campo.

Dietro le difficoltà della polizia nel fermare il traffico di droga e gli eventi ancora più tragici a esso connessi c’è in realtà l’azione segreta di Leuji, decisa a rendere Tokyo il più ottimizzata possibile e convinta che l’unico modo per farlo sia controllando direttamente le poche attività illecite, limitandone il più possibile i danni e nascondendone le tracce.

Dopo essere stati manipolati da Leuji ed essere stati braccati da Lizard per tutto il corso del racconto, i membri della banda del Suma Garage vengono a conoscenza del ruolo che la rappresentante governativa aveva avuto nel traffico di droga e nella morte del bambino clandestino e collaborando con il poliziotto riescono a immettere nuovamente nel sistema i dati cancellati dalla donna, facendo venire a galla la verità.

Alla fine del racconto l’opinione pubblica non verrà mai a conoscenza dei fatti, con l’intera battaglia finale tenuta a colpi di manipolazione delle infrastrutture e hackeraggi presentata come un semplice errore di sistema.

Leuji non verrà punita in alcun modo per i propri crimini, difesa dalle accuse per proteggere il sistema stesso. Interrogata da Lizard a proposito dei motivi che l’avessero spinta a un tale comportamento ribadirà la sua buona fede nel tentativo di costruire una città perfetta.

Kai, dal canto suo, sembra finalmente aver trovato una famiglia nell’ambiente del Suma Garage, facendo sua la passione per le moto e per il senso di libertà che scopre nelle scorribande cittadine sulle due ruote.

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Il controllo dei dati e il rischio della manipolazione umana

Uno dei temi principali di Tokyo Override riguarda la possibilità da parte di un ente centralizzato di poter usufruire dei dati della popolazione per controllare qualsiasi movimento in maniera capillare e, all’occorrenza, per perseguire determinati scopi politici.

Per quanto non venga presentata una manovra assolutistica o dittatoriale dietro il controllo della Tokyo della serie, gli aspetti più inquietanti di questo uso della tecnologia appaiono chiari e concreti già dalle prime fasi della narrazione.

Gli abitanti di Tokyo sembrano completamente a proprio agio con l’automazione e con le scelte fornite loro dagli assistenti digitali che hanno in uso, tanto da demandare loro qualsiasi scelta e da privarsi di qualsiasi tipo di privacy in cambio di un controllo che li accompagni per mano e che li faccia sentire al sicuro.

Oltre ai rischi totalitaristici di questo tipo di approcciò alla comunità, viene evidenziata l’indifferenza della popolazione nei confronti di tutto quello che viene messo in atto da parte dello stato, in cui ha piena e forse non sempre giustificata fiducia, e rispetto la possibilità da parte dei rappresentanti di quello stesso stato di manovrare i destini dell’intera città per il perseguimento di un qualsiasi scopo personale.

L’apparente ordine della società cela così il più grave dei disordini, quello che, impercettibile, non viene neanche considerato come un pericolo e che mette a repentaglio l’esistenza stessa di una società e la sua capacità di autodeterminazione.

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Il ruolo del tagless in Tokyo Override: l’ermaginato e l’invisibile

L’altra faccia della medaglia di fronte al desiderio di realizzare un mondo perfetto e inserito in un contesto determinato a priori, è rappresentata, in Tokyo Override, dal trattamento riservato a coloro che non rientrino nei criteri di inclusione.

Che sia a causa di scelte sbagliate dei soggetti o per errori del sistema (come nel caso dei bambini tagless che devono trovare un modo di essere accolti), chi si ritrovi in qualche modo fuori dalla possibilità di controllo o si proponga di inseguire un diverso stato di libertà, viene automaticamente escluso dalla società e perseguitato dall’autorità.

Il clandestino diventa così ancora più invisibile mentre la sua vita viene privata di qualsiasi dignità e di qualsiasi possibilità, così come il solo fatto di volersi spostare liberamente da un quartiere all’altro senza controlli di sorta diviene motivo di sospetto e di controllo da parte delle autorità preposte al mantenimento dell’ordine.

La città raccontata in Tokyo Override è un luogo in cui non c’è posto per il diverso e in cui la violenza dello stato viene perpetrata senza l’uso di armi e attraverso la complicità di una popolazione incapace di provare empatia per i soggetti considerati diversi o non appartenenti alla comunità

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La moto come metafora della libertà e l’hacking come grimaldello per fuggire dalla prigione

L’elemento punk del racconto è rappresentato dalla scelta dei protagonisti di utilizzare delle moto non controllate elettronicamente dall’autorità che gestisce l’intera città e che, aiutate dalla possibilità di hackerare il sistema, estendono la proverbiale caratteristica attribuita al mezzo, da sempre metafora di libertà.

L’idea di essere liberi da ogni costrizione e da ogni regola è ancora più significativa in un mondo in cui le strade somiglino a delle rotaie e in cui l’appartenenza a un luogo o a un contesto sociale divenga una prigione da cui sia quasi impossibile fuggire.

Come da tradizione del cyberpunk, l’hacker diventa criminale e antieroe per definizione, sviluppando poteri straordinari e acquisendo una consapevolezza che resta preclusa alla maggior parte di coloro che vivono seguendo lo schema prestabilito.

I due mezzi, la moto e l’hacking, sono l’uno una risposta emotiva e metaforica al bisogno di libertà e l’altro la soluzione pratica che permette di scavalcare le barriere imposte da chi ha plasmato il concetto di quel tipo di società.

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Fino a qui tutto bene…

Citiamo il capolavoro di Mathieu Kassovitz per esprimere nel migliore dei modi la situazione della città ritratta in Tokyo Override: come detto, infatti, al contrario di quanto fatto in altri prodotti del genere, la capacità da parte del governo di controllare tutto quanto non sembrerebbe nascondere alcun doppio fine.

Eppure, i rischi connessi a un controllo tanto efficiente e pervasivo della struttura stessa della metropoli, e di conseguenza degli abitanti che la popolano, vengono esplicitati dai comportamenti di Leuji e dalla sua possibilità di definire chi sia fuorilegge e chi no e di utilizzare la tecnologia contro quelli che dovrebbero beneficiarne.

Il tema, di strettissima attualità, riguarda la linea da tracciare nella nostra contemporaneità a proposito del livello di scelte che decidiamo di demandare e del grado di riservatezza e privacy da continuare a controllare per evitare qualsiasi tipo di deriva.

Il confine che divide l’idillio della Tokyo mostrata nello show animato dall’instaurazione di uno stato di polizia in cui tutto sia tracciato e vagliato da una tirannia e in cui ogni abitudine e ogni pensiero sia a disposizione dell’autorità è così labile da apparire terrificante.

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Le caramelle di Hugo

Concludiamo questa nostra disamina con un particolare forse mantenuto appositamente equivoco dagli sceneggiatori: Hugo e i ragazzi del Suma Garage si occupano, tra le altre cose, di spacciare la Highway

Il primo indizio in questo senso ci è fornito dalla carta della caramella che Hugo dà a Kai, uguale all’involucro in cui viene consegnata la sostanza dallo spacciatore del primo episodio e che viene trovata addosso alla protagonista da Lizard.

In più, sappiamo che Leuji si occupa di fornire copertura al traffico di stupefacenti e che, allo stesso modo, è coinvolta negli affari della banda aiutando i componenti del Suma Garage a continuare nelle proprie attività.

La Terza suggestione, ancora più importante, ci è data dalla battuta fatta da Kai a Spoke dopo che Amarin Lu abbia preso la caramella portafortuna e abbia vinto la gara, dal fastidio del ragazzo di fronte all’insinuazione, dalle parole del corriere a proposito della necessità di correre quasi senza pensare, come in uno stato di alterazione della coscienza e dalla scelta, piuttosto singolare, della stessa pilota di affidarsi a un team esterno per mettere a punto la propria moto in assenza di un secondo motivo a portarla a essere una delle migliori clienti di Hugo.

Per quanto non si tratti di altro che di una nostra illazione, questa possibile lettura aprirebbe la strada a diversi sottotesti, rendendo ancora più di confine le figure dei protagonisti appartenenti alla banda di fuorilegge.

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