Late Night with the Devil è un horror a carattere soprannaturale scritto, diretto e montato da Colin e Cameron Cairnes e uscito nelle sale cinematografiche nel marzo del 2024 prima di approdare, un anno dopo sulla piattaforma di streaming di Amazon, Prime Video.
Il film è costruito sul pretesto di un mockumentary found footage chiamato a riportare la vicenda di una puntata di Halloween di un programma televisivo di fascia notturna degli anni ’70 in cui finiscono per manifestarsi fenomeni terrorizzanti e inspiegabili.
Dopo aver condiviso la nostra recensione di Mandy, revenge movie dai toni folli e allucinati, torniamo a occuparci del genere per riportare le nostre opinioni e la nostra analisi sul film con protagonista David Dastmalchian.

La trama di Late Night with the Devil
Allo spettatore viene presentato il ritrovamento di tutto il girato di un episodio del Night Owls with Jack Delroy finito in tragedia e rimasto per sempre nella storia della televisione per i motivi più macabri e tremendi.
Inizialmente il documentario riporta il tentativo di ascesa nel panorama televisivo della notte da parte del presentatore, raccontando gli alti e bassi della sua carriera e i momenti più importanti della sua vita privata fino al momento della puntata in questione.
Comincia quindi la riproposizione della diretta, con tanto di dietro le quinte, in cui il protagonista e il suo staff, per riuscire a superare la concorrenza, avevano deciso di portare in scena una serie di racconti legati al paranormale, inconsapevoli di tutto quello a cui sarebbero andati incontro.

Il terrore di essere dimenticato e il demone del compromesso
La narrazione di Late Night with the Devil è costruita sul racconto dell’ambizione di Jack Delroy e sulla strada percorsa dall’uomo per poter raggiungere il proprio obiettivo in un mondo tanto falso quanto crudele come quello dello spettacolo.
Allo stesso tempo, ruolo fondamentale è ricoperto da un’analisi riguardante il ruolo della televisione nel mondo di quegli anni, a partire da una critica sul potere esercitato sul pubblico fino alla realizzazione del fatto che nessuna presa di coscienza sia possibile se messa di fronte alla possibilità di trarre un profitto, di qualsiasi tipo, dalla spettacolarizzazione di qualcosa.
Quello del protagonista è un viaggio nella perversione per cui lo show deve continuare ad andare avanti a qualsiasi costo nella speranza di continuare a ottenere l’approvazione, o anche soltanto il seguito, del pubblico, degli sponsor e della dirigenza.
Tutta l’ambiguità del mezzo televisivo, in questo senso, viene sviscerata mettendo più volte il riflettore sull’impossibilità di definire concretamente cosa sia vero e cosa soltanto un siparietto tirato su ad arte per impressionare gli spettatori.
In effetti, il crescendo degli eventi è reso possibile soltanto dall’incapacità del personaggio interpretato da Dastmalchian di riuscire a fermarsi fino a che ce ne sia la possibilità, dovendo però scegliere in quel caso di rinunciare a una grande opportunità, e dalla doppiezza della struttura della puntata portata sul palco, in cui tutto sembra sceneggiato e per cui ogni nefandezza viene depotenziata e messa in discussione in modo diverso da come dovrebbe.

Un mockumentary found footage che somiglia alla televisione
La scelta di raccontare la storia del film come se lo spettatore si trovasse effettivamente di fronte a una trasmissione televisiva rende l’opera dei fratelli Cairnes ancora più diretta e suggestiva, soprattutto in virtù di un’attenzione ai dettagli fondamentale per rendere questo tipo di narrazione verosimile.
I costumi, le luci, l’attitudine dei personaggi e persino il formato video contribuiscono infatti alla riuscita di un proposito soltanto all’apparenza facile da ottenere, soprattutto con l’andare avanti della trama.
Anche la regia e il montaggio sono propedeutici al tentativo di mettere il pubblico di fronte allo stesso senso di confusione che avrebbero potuto provare guardando una trasmissione strutturata come l’episodio dello show al centro dei fatti.
Il ritmo del lungometraggio è perfetto per creare la tensione necessaria a costruire un finale scoppiettante e che strizza l’occhio agli amanti delle teorie del complotto continuando a portare avanti l’idea di horror sovrannaturale.
Eccellente la prova di David Dastmalchian nel ruolo di un Jack Delroy che cambia con il prosieguo della trama, mettendo in luce tutte le ipocrisie e le equivocità di un personaggio a metà strada tra l’essere in balia degli eventi e il dimostrarsi il freddo e cinico calcolatore e artefice del tutto.

Un horror suggestivo e tecnicamente ben realizzato
Late Night with the Devil, senza raggiungere le vette di altri horror del recente passato come il Nosferatu di Robert Eggers, fa il suo dovere intrattenendo e lavorando su un tema visto e rivisto come quello delle possessioni demoniache riuscendo a rinfrescare l’argomento.
I tanti riferimenti fatti e personaggi reali del mondo del paranormale e la cura nei dettagli della realizzazione tecnica rendono il film dei Cairnes un prodotto interessante anche per gli amanti del periodo e dei temi trattati che sapranno godere delle numerose citazioni presenti nel film.
In definitiva, l’opera presentata al South by Southwest Festival del 2023 è un found footage particolare e con personalità, capace di inquietare anche il pubblico più navigato senza volersi snaturare e incarnando perfettamente il concetto di horror vecchia maniera.
Voto: 7/10