Atrapados è il titolo della miniserie Netflix prodotta in Argentina e adattata da un romanzo di Harlan Coben che, in base all’accordo tra l’azienda californiana e l’autore nato a Newark, è chiamata a rimpolpare il già nutrito catalogo di thriller televisivi presenti sulla piattaforma dalla N rossa.
Lo show, in sei episodi, si propone di raccontare gli sviluppi di due indagini che si scoprono profondamente interconnesse e che rischiano di sconvolgere la vita di Bariloche, cittadina in cui l’intricata vicenda si sviluppa.
Diretta da Miguel Cohan e Hernán Goldfrid, l’opera risulta più convincente e meno tirata su a forza rispetto a Un Solo Sguardo, altra trasposizione dallo stesso scrittore, riuscendo a creare un intreccio abbastanza complesso e comunque credibile agli occhi dello spettatore, a dispetto della piattezza tecnica della rappresentazione.
Dopo aver proposto la nostra analisi dei temi proposti in Delicious e la nostra spiegazione di Atrapados, torniamo dunque a occuparci della serie per esaminarne pregi e difetti e condividere la nostra opinione in merito.

La trama di Atrapados
La giornalista Ema, sulle tracce di un pericoloso pedofilo che adesca le sue vittime attraverso un videogioco online, incontra, nel corso della sua indagine, l’affascinante e impegnato Leo, gestore di una fondazione che si occupa di fornire sostegno ai giovani della zona.
Quando le evidenze faranno propendere per il fatto che l’uomo possa essere l’insidioso criminale a cui Ema sta dando la caccia e una ragazza sparirà nella stessa notte in cui la trappola della cronista sembra avere dato i suoi frutti, la situazione precipiterà in un vortice di violenza ricco di misteri da risolvere per fare in modo che la verità venga a galla.
Tra giochi di potere, scabrose perversioni e scottanti retroscena, Ema sarà costretta a ricorrere a tutta la propria tenacia sfruttando ogni risorsa a disposizione per venire a capo di un intrigo fatto di tradimenti e segreti.

Tante piccole storie che formano un nugolo di spunti, non sempre centrati
La forza di Atrapados sta nella sua capacità di mettere insieme tanti archi narrativi e tante situazioni che, seppure in un primo momento possano apparire completamente scollegate tra loro o irrilevanti ai fini della trama principale, finiscono, durante le sei puntate, per diventare parte integrante della risoluzione finale dello show.
L’espediente narrativo risulta utile per fornire indizi concreti o false piste al pubblico e, allo stesso modo, per poter esplorare diverse tematiche che, anche se toccate solo superficialmente, riescono a dare profondità al racconto sceneggiato da Ana Cohan, Miguel Cohan e Gonzalo Salaya.
Nel corso dei sei episodi vengono affrontati, tra gli altri, gli argomenti relativi al controverso mondo delle indagini giornalistiche, spesso generatrici di mostri inesistenti, alla complicata gestione della fase adolescenziale, alla gentrificazione degli spazi appartenenti a piccole comunità e all’importanza di trovare una pace interiore che possa derivare anche dalla capacità di perdonare.
Allo stesso tempo, la frammentazione della narrazione tende però a confondere un po’, dando l’impressione che alcuni momenti siano poco significativi quando non totalmente inutili e che altri siano stati inseriti soltanto per far quadrare lo schema principale.

Un compitino troppo superficiale
Dal punto di vista tecnico, Atrpados manca di carattere e di inventiva, essendo caratterizzata da una regia, un montaggio e una fotografia che si limitano a portare sullo schermo la vicenda aggiungendo poco per quello che riguardi lo stile visivo.
In generale si ha quasi l’impressione di essere di fronte a un prodotto poco curato e senza nessun tipo di ambizione, che non tenga conto dell’importanza del ritmo e che risulti efficace soltanto nella costruzione della giusta tensione.
Una piccola eccezione, ma si deve probabilmente tornare a parlare di script, è fornita dalla scelta di utilizzare un flashback o un avvenimento apparentemente fuori contesto all’inizio di ogni episodio: questa scelta permette alla serie di presentare piccole tracce utili a risolvere il mistero ma difficili da percepire se non col senno del poi.
Anche il cast si limita a un’interpretazione spesso superficiale, nonostante l’ambiguità di alcuni personaggi, utile sul piano narrativo, avrebbe meritato uno studio più approfondito e un lavoro più intraprendente e marcato.

Atrapados è una serie adatta agli appassionati
In conclusione, sebbene Atrapados non sia una serie da scartare a priori, la sua pochezza cinematografica la relega nel limbo degli show adatti soltanto agli appassionati del genere o degli scritti e degli intrecci di Harlan Coben.
La trama regge e i colpi di scena riescono a essere in qualche modo convincenti, offrendo tante suggestioni dal sapore interessante e contemporaneo e uno svolgimento che potrebbe effettivamente far pensare a un’indagine che lentamente si allarghi fino a una giungere a una consapevolezza più ampia.
Certamente più riuscita di Un Solo Sguardo, dunque, Atrapados è una miniserie che, per quanto probabilmente saprà attirare il pubblico di Netflix, rischia di finire presto nel dimenticatoio in favore di produzioni più curate e meglio sviluppate.
Voto: 6-/10
