Bestia Nera, secondo episodio di Black Mirror 7, racconta la storia dello scontro tra la protagonista, Maria, e una sua vecchia compagna di scuola tornata improvvisamente nella sua vita entrando a lavorare nella stessa azienda del settore alimentare.
La premessa serve come spunto per trattare il tema del multiverso legato a un’interpretazione della meccanica quantistica in modo sicuramente fantascientifico e inverosimile, ma allo stesso modo angosciante e interessante.
Dopo aver condiviso la nostra analisi dei temi trattati in Gente Comune, puntata che ha aperto la stagione 7 della serie creata da Charlie Brooker e distribuita su Netflix, e avvisando degli spoiler presenti nell’articolo, andiamo dunque a scoprire qualcosa di più sull’affascinante teoria che sta dietro il racconto scritto dallo sceneggiatore britannico e diretto da Toby Haynes.

La trama e la spiegazione di Bestia Nera
Maria, a capo del reparto innovazione di un’azienda che si occupa di creare dolci confezionati, viene scossa dall’inatteso incontro sul posto di lavoro con Verity, una ragazza con cui aveva condiviso gli anni del liceo.
Quando la donna viene assunta grazie alle sue incredibili competenze, il mondo di Maria inizia letteralmente a essere sconvolto: Verity inizia a comportarsi in modo strano e a mettere nei guai la protagonista sebbene nessun altro si renda conto di quanto stia accadendo.
La sinistra ex compagna di scuola, bullizzata anche a causa di una voce mandata in giro dalla stessa Maria, ha deciso di vendicarsi nel peggiore dei modi di tutti quelli che le hanno causato dolore durante l’adolescenza.
Da sempre appassionata di informatica, Verity è stata in grado di costruire un computer quantistico capace di rimodulare le frequenze del nostro universo a piacimento, adattando la realtà al volere della ragazza.
Nonostante le potenzialità infinite di tale strumento, il trauma subito durante una fase tanto delicata come quella adolescenziale ha provocato in Verity un vuoto emotivo e una rabbia incontrollabile e da saziare a ogni costo attraverso la vendetta.

Cos’è l’universo quantico e cosa fa il computer costruito da Verity?
L’idea che il nostro universo, così come lo conosciamo, si sia evoluto, casualmente, in modo da permettere la sua stessa persistenza e la proliferazione di sistemi che abbiano dato modo alla vita di generarsi e prosperare, viene considerata improbabile dagli scienziati che si occupano di fisica quantistica.
Il rifiuto di un’interpretazione metafisica e di un preciso disegno divino e le conferme offerte a proposito delle formulazioni quantistiche dagli esperimenti sul mondo microscopico hanno portato quindi alla teorizzazione che il nostro non sia l’unico universo esistente, ma soltanto una delle infinite varianti che si sono generate ogni qualvolta che una particella abbia subito una modificazione.
La base teorica della fisica quantistica è costituita dalla convinzione che le particelle subatomiche, vista la loro duplice natura ondulatoria e corpuscolare, esisterebbero contemporaneamente in condizioni diverse fino a che la loro posizione non venga in qualche modo misurata.
L’impossibilità di ricondurre razionalmente questo pensiero al mondo tangibile è spiegato perfettamente dal paradosso del gatto di Schrödinger, esperimento mentale che mette a nudo, in assenza di altri presupposti, l’incoerenza tra il mondo microscopico e quello macroscopico.
Risulta quindi necessaria, per capire il concetto di multiverso, l’interpretazione a molti mondi proposta da Everett, Wheeler e DeWitt e secondo la quale il paradosso del gatto vivo e morto nello stesso momento non sarebbe da considerare tale in quanto il gatto esisterebbe in entrambe le condizioni in due universi paralleli.
Da queste premesse nasce l’intuizione che ogni minimo cambiamento a livello molecolare possa generare un nuovo universo, dotato di leggi fisiche singolari e in cui tutto viene deciso in maniera deterministica.
In questo senso, la nostra realtà sarebbe sì frutto della casualità, ma solo in quanto una delle tantissime stratificazioni che coesistono in maniera autonoma e indipendente da tutte le altre in cui le cose siano andate diversamente.
Il calcolatore costruito da Verity riesce a rimodulare la frequenza del nostro universo seguendo le indicazioni fornite dalla voce di lei attraverso uno dei tanti telecomandi che controllano l’apparecchiatura.
In questo modo, la donna è in grado di modificare la realtà a seconda delle proprie richieste, riuscendo a rendere concreta qualunque situazione pensata dalla sua immaginazione e, nel caso specifico, di mettere nei guai la sua rivale.

L’altro tema trattato nel secondo episodio di Black Mirror 7: l’impossibilità di fuggire dal trauma
Un’altra riflessione proposta da Bestia Nera, e questa volta tremendamente tangibile, riguarda la difficoltà di superare un trauma le ripercussioni sulla psiche e sui comportamenti di un evento di tale portata.
Verity, infatti, pur avendo tra le mani uno strumento attraverso il quale ottenere qualsiasi privilegio e ogni tipo di riconoscimento continua a essere turbata dal ricordo del trattamento ricevuto durante il periodo degli anni scolastici, dimostrandosi incapace di andare avanti nella propria esistenza.
L’unica soluzione immaginata dalla ragazza è delineata in un intento vendicativo che possa permetterle di riottenere la serenità perduta attraverso la rivalsa sulle sue aguzzine che, senza un reale motivo, si erano prese di gioco di lei e della sua reputazione.
