Black Mirror 7: spiegazione del finale e analisi dei temi presentati in Come un Giocattolo

Come un Giocattolo, quarto episodio di Black Mirror 7, sviluppa la sua trama intorno all’idea di un videogioco popolato da esserini virtuali dotati di coscienza e capaci di evolvere il proprio stato e la propria comunità in maniera autonoma seppure partendo dagli input forniti dall’utente del gioco.

Il thriller che prende origine da questa idea vede coinvolto un giornalista del settore videoludico finito casualmente tra le mani della polizia e apparentemente colpevole di un omicidio avvenuto anni prima e rimasto irrisolto.

Al di là di questo espediente narrativo, la puntata della serie Netflix introduce diversi spunti di riflessione a proposito dell’essere umano, della sua interazione con altre specie e dei possibili cambiamenti che la tecnologia potrà apportare alla nostra società e al concetto stesso di umanità.

Dopo aver condiviso la nostra spiegazione degli argomenti trattati in Hotel Reverie, e avvisando degli spoiler presenti nell’articolo, andiamo dunque a occuparci di Come un Giocattolo per presentare la nostra analisi dei temi e delle suggestioni presenti.

Black Mirror 7
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Spiegazione del finale del quinto episodio di Black Mirror 7: Come un Giocattolo

Cameron Walker viene arrestato dalla polizia dopo che un controllo sul DNA nel corso di un intervento causato da un suo tentativo di taccheggio ha fornito la certezza agli agenti di essere di fronte a un omicida rimasto ignoto per anni.

Durante l’interrogatorio a cui viene sottoposto, l’uomo inizia a raccontare una vicenda dai toni allucinati cominciata decenni prima con il suo essere finito in possesso di un’anteprima di un videogioco in cui il giocatore avrebbe dovuto far sviluppare la civiltà delle creaturine chiamate Throng: a differenza di quanto accada in altre simulazioni simili, però, i Throng avrebbero una coscienza e sarebbero in grado di far crescere la propria società rispondendo agli stimoli ricevuti e scegliendo in maniera autonoma.

Cameron racconta della sua vita, della sua natura solitaria e del suo legame sempre più forte con i Throng arrivando ad ammettere di aver ucciso lui la vittima, Lump, di cui gli inquirenti non conoscevano neanche il nome, a causa di una sua interazione con il videogioco in cui si era lasciato andare a diverse crudeltà nei confronti degli esseri virtuali.

Il protagonista spiega come grazie all’uso di acidi fosse riuscito a comprendere il linguaggio utilizzato dalle bestioline e come fosse sicuro che, vista la loro natura, fossero rimaste traumatizzate tanto dalla strage portata avanti da Lump quanto dalla sua violenta risposta al fatto.

Nella narrazione di Cameron, gli anni successivi furono una continua ricerca di hardware da installare sul proprio computer per permettere ai Throng di evolversi fino all’implementazione di un’interfaccia neurale che permettesse alle creature di entrare nel suo cervello e di fondere la loro coscienza collettiva con la sua.

Lo scopo, a detta dell’uomo, era rappresentato dalla possibilità di migliorare la condizione dei Throng e degli esseri umani, permettendo ai primi di espandersi al di fuori del computer di Cameron e ai secondi di superare la violenza e il bisogno di prevaricazione insiti nella natura umana e sconosciuta alle creature virtuali attraverso una simbiosi.

Cameron afferma quindi di avere un messaggio da parte dei Throng da recapitare e, convincendo i suoi interlocutori a fornirgli carta e penna, disegna un codice grazie al quale gli stessi, dal suo computer, riescono a penetrare nel potentissimo sistema di stato attraverso una backdoor.

L’incredibile potenza di calcolo divenuta disponibile permette quindi agli esseri di svilupparsi in maniera esponenziale e di trovare il modo di comunicare, attraverso i dispositivi tecnologici, con gli esseri umani.

In seguito al segnale inviato dai Throng per entrare in contatto con l’umanità, tutti sembrano perdere coscienza tranne Cameron che, senza esitare, si avvicina al poliziotto steso davanti a lui sorridendogli e tendendogli la mano per aiutarlo a rialzarsi a testimonianza della fusione con l’intelligenza collettiva delle creature e del nuovo e rafforzato legame tra tutti gli uomini.

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La presunzione di superiorità degli esseri umani

Il primo tema del racconto scritto da Charlie Brooker e diretto da David Slade è tratteggiato da un’osservazione sul senso di superiorità che gli esseri umani hanno sempre dimostrato nel proprio confronto con le altre specie.

Il comportamento di Lump, inconsapevole portatore di morte e terrore nell’universo dei Throng, è la metafora di un atteggiamento che l’uomo ha manifestato a più riprese interagendo con  altri esseri viventi.

L’idea che la nostra sia l’unica civiltà degna di esistere e di essere libera si è rivelata, nei secoli, una vera catastrofe per gli ecosistemi devastati dalla tracotanza con cui il genere umano ha disposto della porzione di universo concessagli.

La provocazione riguarda naturalmente anche la possibilità che un’eventuale intelligenza artificiale dotata di coscienza possa divenire succube di un comportamento di questo tipo, dando vita a nuove forme di schiavitù e di sottomissione.

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Un nuovo stadio evolutivo?

Altro argomento interessante dal punto di vista del dibattito contemporaneo sull’evoluzione tecnologica e sugli effetti che potrà avere sulla società e sulla natura stessa dell’uomo è quello relativo alla possibilità che la tecnologia possa essere presto in grado di condurre l’uomo verso un nuovo stato dell’essere.

Le idee di transumanesimo e di potenziamento dell’intelletto, tanto care sia agli autori di opere cyberpunk che ai ricercatori che si occupino di studiare il nostro possibile futuro, partono però dal presupposto dell’impossibilità di capire come certi sviluppi possano diventare concreti.

Black Mirror, che spesso si è ritrovata a navigare questo tipo di acque, con Come un Giocattolo prende spunto dalla teorica possibilità che una straordinaria intelligenza collettiva sviluppata artificialmente attraverso la condivisione di dati possa fondersi con la nostra coscienza individuale assicurando all’uomo nuove potenzialità ed eliminando, di fatto, ogni tipo di conflitto all’interno della società.

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Eliminazione del conflitto o appiattimento dello sciame?

Da questo costrutto possiamo però riflettere su quanto, una soluzione di questo tipo possa essere davvero auspicabile e in quali termini: se è vero infatti che l’immagine di una società pacifica e decisa interamente a muoversi nella stessa direzione possa rappresentare un’utopica prospettiva, il rischio di un’uniformazione delle coscienze, dei pensieri, delle ambizioni e delle aspettative non deve e non può essere in alcun modo sottovalutato.

La prospettiva, da questo punto di vista, appare tanto affascinante quanto contraddittoria rispetto a ogni tipo di valutazione del concetto stesso di coscienza o, in ambito più metafisico, di quello del libero arbitrio.

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Dio o mezzo?

In conclusione, vogliamo porre l’attenzione sul ruolo di Cameron all’interno della storia di Come un Giocattolo: creatore della società dei Throng che abita il suo computer, il giornalista arriva presto a dipendere dagli esseri artificiali per fare fronte al suo senso di solitudine.

Viene quindi spontaneo chiedersi quanto l’uomo si sia lasciato manipolare e sfruttare e quanto le reali intenzioni dei Throng siano quelle che gli sono state presentate nel corso dei tantissimi anni di relazione.

In fondo, le creature hanno potuto assistere alla violenza arrivando a comprendere l’idea di sopraffazione e facendola in questo modo propria: non è quindi da escludere, in un’interpretazione del finale molto più inquietante, che il piano dei Throng sia quello di sostituire l’essere umano (e non di migliorarlo dopo averne compreso le criticità), utilizzando di fatto Cameron per manipolare i suoi simili così come loro erano riusciti a fare con il protagonista.

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2 commenti su “Black Mirror 7: spiegazione del finale e analisi dei temi presentati in Come un Giocattolo”

  1. Ho appena finito di vedere questo episodio e cercavo uno spunto di riflessione, l’epilogo è inquietante mi ha lasciato una sensazione orribile. Quando ho capito che NON bisognava dargli carta e penna, ed il poliziotto antipatico invece aveva ragione, perché in meno di un minuto ecco la fine della razza umana. Questo articolo mi è piaciuto molto grazie angrygnat 😎

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