Star Wars: genesi di un mito

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…

Sul finire degli anni ’70, nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, andava consumandosi la genesi di un mito (e di un impero), di un vero e proprio fenomeno culturale senza precedenti: nel 1977 veniva, infatti, proiettato sul grande schermo il primo episodio (o, per essere più precisi, il quarto) della più prolifica, premiata ed acclamata space opera della storia.

Le guerre stellari ideate da George Lucas prendevano vita così, a partire da quella che diverrà una scena cult, l’iconica sequenza iniziale (A long time ago, in a galaxy far far away…), trasportandoci in un universo retto da un campo d’energia dal sapore mistico, la Forza, tra caccia spaziali, guerrieri stoici ed un Impero di matrice totalitaria.

Ma da dove arriva quest’idea, divenuta talmente potente da incidersi indelebilmente nella cultura di massa per generazioni?

L’idea iniziale del regista era quella di realizzare una trasposizione cinematografica di Flash Gordon, l’eroe dei fumetti nato dalla mente di Alex Raymond nel 1934.

Finanziato dalla Universal Pictures per la produzione di due film, il primo dei quali fu il malinconico American Graffiti, Lucas si mise all’opera, insieme al produttore Gary Kurtz, per dar vita ad un film di stampo fantascientifico su Flash: decise di acquistare i diritti del supereroe per dargli vita sul grande schermo, non riuscendo, però, nell’impresa.

Ma l’accordo con il colosso restava valido e Lucas dovette trovare una soluzione, che, con il senno di poi, fu la decisione migliore della sua intera carriera: scrisse ben quattro diversi screenplay, cercando di incastrare, come in un puzzle su cellulosa, gli elementi giusti, dei personaggi credibili ed una storia avvincente, prima di giungere alla versione finale del suo Star Wars.

La storia partorita sugli schermi nel ‘77 dal regista californiano, dopo una lunga e travagliata gestazione, iniziata quattro anni prima, ed una bocciatura della Universal Pictures per mancanza di fiducia verso un giovane regista che necessitasse di un budget così alto (portare su schermo pianeti lontani non sarebbe costato proprio qualche centesimo), vide le prime luci dopo l’adozione del progetto da parte della casa di produzione 20th Century Fox.

Attingendo dalla struttura narrativa del celebre jidaigeki di Akira Kurosawa (La fortezza nascosta), per riadattarla ad un’ambientazione fantascientifica, e ispirato dal mondo orientale per il celebre concetto di Forza, per i costumi e gli iconici combattimenti a suon di spade laser, Lucas poté, non senza sforzi, ripensamenti e una serie di aggiustamenti, portare sul grande schermo il cammino del suo eroe, Luke Skywalker, alle prese con un ordine galattico da restaurare, principesse ribelli, robot ed alieni dalle molteplici forme.

Viaggiare nell’iperspazio non è come spargere fertilizzanti da un aeroplano!

La rivoluzione messa in atto da Guerre Stellari, con quello che sarà il primo episodio della cosiddetta Trilogia originale, Una nuova speranza, ebbe risvolti epocali nell’immaginario collettivo, entrando di fatto, con i suoi momenti più memorabili, nella cultura pop contemporanea.

Ma, tralasciando (almeno per ora) il segno lasciato nella storia culturale dell’intero occidente, l’aspetto più rivoluzionario dell’opera creata da Lucas sta nell’aver portato l’epopea spaziale ad un nuovo splendore.

La definizione di space opera, prima dell’apparizione delle lightsaber e del Millennium Falcon, era associata a quella che potremmo definire una sottocategoria scadente della fantascienza: riviste come Galaxy Science Fiction (sulla quale venne pubblicato il racconto dal quale il suo autore, un certo Ray Bradbury, trasse Fahrenheit 451) non si sarebbero mai sognate di proporre ai propri lettori prodotti simili, la cui mancanza di credibilità scientifica li rendeva, agli occhi degli esperti, solamente “storielle fantasiose”.

È proprio con il successo di Star Wars che si inizia a ridare dignità ad un genere che sa unire elementi tipicamente sci-fi, come i viaggi interstellari o le battaglie galattiche, ai topoi letterari propri dell’epica eroica e del fantasy.

Il genere fantascientifico ed in particolare il cinema ambientato fuori dai confini umani e terrestri vide il sorgere di una nuova stagione a partire dal 25 maggio 1977: il cinema di fantascienza fu libero di esplorare nuove possibilità, espandendo i suoi confini spaziali verso la commistione con altri generi, permettendo ai viaggi nell’iperspazio di convivere con forze mistiche, reggenti dell’equilibrio interstellare.

Che la Forza sia con te

Chi non ha mai sentito pronunciare questa frase?

La celebre “May the Force be with you” è entrata così prepotentemente nella cultura occidentale da divenire non solo di buon auspicio in contesti quotidiani tra appassionati, e non, della saga, ma da essere associata, addirittura, alla Iron Lady (Margaret Thatcher) e alla sua vittoria alle elezioni britanniche del 1979: per celebrare l’elezione della prima donna premier della Gran Bretagna, infatti, il partito le dedicò la citazione di starwarsiana memoria, parafrasata per l’occasione, sul London Evening News.

Ma cos’è la Forza, quest’entità mistica che sta alla base delle avventure stellari dirette da George Lucas?

In Una nuova speranza, Obi-Wan Kenobi (interpretato da Alec Guinness) prova a spiegarla così al giovane Luke Skywalker (Mark Hamill): “La Forza è ciò che dà ad un Jedi il suo potere, è un campo energetico creato da tutte le cose viventi. Ci circonda, ci penetra e mantiene unita tutta la galassia”.

Un’energia spirituale che attinge le sue origini nella filosofia e nelle religioni di matrice orientale, che regge l’universo nella sua interezza attraverso l’equilibrio dell’eterna coppia antitetica costituita da Bene e Male, dal Lato Chiaro della Forza e da quello Oscuro.

Questa lotta si manifesta, nella sceneggiatura del capolavoro di Lucas, nello scontro terreno tra i cavalieri Jedi e la loro nemesi, la setta dei Sith: i due ordini perseguono fini ed obiettivi totalmente inconciliabili, guidati da precetti diametralmente opposti.

Se la fazione che può contare tra le sue fila il Maestro Yoda, avendo fatto propri i concetti ellenistici di atarassia ed apatia, conduce un’esistenza basata sulla pace e la conoscenza, sulla serenità e l’armonia del cosmo nella sua interezza, al fine di rifuggire la paura che conduce al Lato Oscuro della Forza, i Sith sono di tutt’altro avviso: l’unica via perseguibile è quella che ritiene la pace una menzogna e che punta al potere come massima espressione della Forza.

La Morte Nera

Ed è proprio uno tra i Sith, Darth Vader (Darth Fener, nella traduzione italiana), ad aprire le danze nel primo film della saga: il celeberrimo Signore dei Sith, con il suo iconico respiro metallico, è colui che guida la Flotta Stellare Imperiale, intenzionata, per conto dell’Imperatore Palpatine (maestro di Vader), ad annientare la resistenza dell’Alleanza Ribelle sul trionfo dell’Impero Galattico.

Il celebre comparto militare imperiale, con le sue guardie in bianca uniforme, è, per antonomasia, uno degli elementi visivi che chiunque saprebbe ricondurre, senza il minimo dubbio, alla saga.

Ma nel riconoscere a Lucas la paternità degli Stormtrooper, purtroppo è nella storia che vanno rintracciate le fonti d’ispirazione della partenogenesi del californiano: nella creazione della gerarchia militare che regge l’Impero Galattico, Lucas si ispirò alla nefasta ideologia nazista, all’estetica del regime e all’instaurarsi della dittatura fascista e militarizzata nella Germania d’inizio Novecento (sebbene lo stesso Lucas abbia ammesso di aver attinto, per il totalitario regime spaziale, anche dalla storia della Russia sovietica di Stalin).

Le stesse inconfondibili guardie imperiali devono il loro nome al gruppo paramilitare che permise l’ascesa di Hitler con metodi decisamente poco ortodossi, le Sturmabteilung, il “reparto d’assalto” del Partito nazista (le SA).

Attraverso la Morte Nera (Death Star, nella versione originale), l’arma di distruzione di massa progettata dall’Impero, di fronte alla cui potenza la bomba atomica, se potesse, impallidirebbe, il Lato Oscuro della Forza tenta di far propria la galassia: ma l’Alleanza Ribelle e il ritorno dei cavalieri Jedi gli daranno, decisamente, filo da torcere.

Un filo che ha saputo srotolarsi per decenni, dando vita ad una delle saghe cinematografiche più longeve (e redditizie) della nostra galassia.

To be continued…